lunedì 28 gennaio 2008

Elevarsi dallo stagno di rane.


«Socrate: ritengo che la terra sia grandissima e che noi, dal Fasi alle colonne d'Ercole, non ne abitiamo che una ben piccola parte, solo quella in prossimità del mare, come formiche o rane intorno a uno stagno; e molti altri popoli vivono anch'essi in regioni un po' simili alle nostre. Infatti, sparse su tutta la superficie terrestre vi sono cavità di ogni specie, per forma e per grandezza, nelle quali si raccolgono l'acqua, la nebbia e l'aria. Ma la terra vera e propria, la terra pura si libra nel cielo limpido, dove son gli astri, in quella parte chiamata etere da coloro che sogliono discutere di queste questioni; ciò che confluisce continuamente nelle cavità terrestri non è che un suo sedimento. Noi che viviamo in queste fosse non ce ne accorgiamo e crediamo di essere alti sulla terra, come uno che stando in fondo al mare credesse di essere alla superficie e vedendo il sole e le altre stelle attraverso l'acqua, scambiasse il mare per il cielo; costui non è mai riuscito, per inerzia o debolezza, a salire alla superficie del mare e non ha mai, così, potuto osservare, emergendo dalle onde e sollevando il capo verso la nostra dimora, quanto essa fosse più pura e più bella della sua, né ha sentito mai parlarne da qualcuno che l'abbia vista. È quello che capita anche a noi: relegati in qualche cavità della terra, crediamo di abitare in alto, sulla sua sommità e chiamiamo cielo, l'aria, convinti come siamo che esso sia lo spazio dove si volgono gli astri; il caso è identico e anche noi, per debolezza e inerzia, siamo incapaci di attraversare gli strati dell'aria, fino ai più eccelsi; se potessimo giungere fin lassù o aver l'ali per volare in alto, noi vedremmo, levando il capo, le cose di lassù, come i pesci che, emergendo dalle onde, vedono quanto accade quaggiù; e se le nostre facoltà fossero in grado di sostenerne la vista, noi riconosceremmo che il vero cielo è quello, quella la vera luce e la vera terra. Perché questa nostra terra, le sue pietre e tutta quanta la regione che abitiamo, sono guaste e corrose come, dalla salsedine, quelle sommerse nel mare; nulla nasce nel mare di cui valga la pena parlare, nulla che sia, per così dire, perfetto, ma dirupi e sabbie e distese di fango e pantani ovunque, anche dove c'è terra, insomma, cose che non si possono per nulla paragonare alle bellezze che abbiamo noi; quelle di lassù, poi, sono di gran lunga superiori alle nostre. E sarà bello come ascoltare una favola, Simmia, sentir parlare di queste terre vicine al cielo.»
«Oh, sì, Socrate,» esclamò Simmia, «e noi ascolteremo volentieri questa favola.»

Platone, Il Fedone, LVIII



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sabato 12 gennaio 2008

'Into the wild'

Sicurezza, conformismo , tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà sono la ricetta dell'infelicità; non esiste niente di più devastante che un futuro certo.Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso.

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On the road with Christopher McCandless: INTO THE WILD

Christopher McCandless, morto a 24 anni, "cavaliere solitario che misura se stesso sulla capacità di sopportare la privazione. Di ogni cosa: della civiltà, delle comodità, del cibo, dell'amore, del consenso" pur di abbracciare la Natura. Nel 1992 Chris aveva vent'anni una famiglia pronta a dargli ogni bene di lusso e una brillante carriera davanti a sé. Ma girò le spalle a tutto. Non gli interessava. Anzi, peggio: lo allontanava da se stesso, dal significato di essere Uomo. Così bruciò la macchina, regalò i suoi risparmi e senza nulla se ne andò verso l'Alaska per vivere, anzi sopravvivere, solo grazie alla forza e alla capacità di capire la natura. (tratto da il Venerdì di Repubblica, numero 1034 11 Gennaio 2008)

Locandina del film "Into the Wild"

Finalmente un film, "Into the Wild", che intercetta i pensieri di tanti giovani. Quei sogni che la politica, il potere, non saranno mai in grado di cogliere.

Il film è tratto dal best seller di Jon Krakauer, Nelle terre estreme, (Corbaccio).
Chi non ha per una volta pensato, "appena mi laureo, me ne vado" oppure "vado a lavorare all'estero, in un paese lontano"? Chi si sente veramente libero?
Io ci penso continuamente e so che presto o tardi avverrà, sto solo aspettando, come sempre che passi il treno giusto con dentro le persone... che sto aspettando. Nel frattempo mi godo "Into the Wild", che è fantastico ancora prima di vederlo..
Potrei scrivere tantissimo, a riguardo, di quelli che sono i miei sogni, i miei progetti, ma in fondo, è più la paura che parlandone evaporino...quindi preferisco limitarmi a riportare quanto scritto da altri: Angelo Calianno.
Angelo Calianno di 26 anni, sono pugliese, e viaggio per passione da quando avevo 18 anni, ho vissuto due anni a Londra e una volta l'anno scappo in Africa o in Sud America per minimo un mese. Per il momento non ho un lavoro fisso, perchè questo mio prendere e lasciare lavori per poi partire mi crea qualche problema, quindi faccio una miriade di lavori, l'interprete, il barista, lo scrittore Free Lance, e il collaboratore con agenzie di viaggio e Tour Operator. Tratto da: http://www.inafrica.it/
CORAGGIO DI PARTIRE (di Angelo Calianno) http://senzacodice.blog.co.uk/
Nell’agosto 1992, a nord del monte Mckinley, in Alaska, un cacciatore di alci trovò in un vecchio autobus abbandonato, il corpo di un ragazzo, ormai in decomposizione. Accanto al corpo senza vita, qualche libro e un diario. Un diario firmato con uno pseudonimo che il ragazzo aveva usato fino a quel momento, Alexander Supertramp, ma il vero nome del ragazzo come si sarebbe scoperto poco dopo era Chris McCandless. Ma chi era Chris McCandless e cosa ci faceva una ragazzo così giovane, solo e sperduto nelle foreste dell’Alaska? Nel 1990 dopo aver conseguito con il massimo dei voti una laurea, Chris, un ragazzo di 22 anni e di buona famiglia, prese tutti i suoi risparmi (25 000 dollari) e gli diede in beneficenza, bruciò la sua auto e sparì dalla circolazione, per sempre, uniche tracce, i suoi appunti sul diario e la gente che incontrò sul suo cammino. Con poche righe spiegò ad amici e famiglia che non ne poteva più della sua vita normale e voleva abbracciare la natura. John Krakauer, uno scrittore americano ma prima di tutto un avventuriero ed un alpinista, affascinato dalla storia di Chris, decise tramite gli appunti nel diario e gli indirizzi annotati, di intervistare chiunque avesse incontrato Chris, chi gli aveva dato un passaggio, le persone per cui aveva lavorato in piccoli fast food o in fattorie sperdute dell’American del nord, chi l’aveva ospitato o semplicemente, fatto una chiacchierata e preso il suo indirizzo, raccolse tutto questo in uno splendido libro, ormai quasi introvabile “Into the Wild” (Nelle Terre Estreme, nella versione italiana) Quello che ne emerse fu incredibile, tutti, nessuno escluso ricordavano quel ragazzo con grande affetto, Chris aveva come unica filosofia, quella di lasciare il posto in cui si trovava, appena ci si fosse trovato bene, la sua sfida era….mettersi alla prova ogni giorno, e come ultima destinazione, arrivare nella fredda Alaska, lì dove finalmente avrebbe potuto abbracciare la natura che da tanto cercava. Chris si muoveva per l’ovest americano lavorando ovunque gli capitasse, fino a mettere da parte i soldi necessari per la partenza successiva, da tutti veniva ricordato come un ragazzo taciturno e lavoratore, e sempre con il sorriso sulle labbra. Il corpo di Chris venne ritrovato nell’estate del 1992, nel vecchio pullman abbandonato c’erano graffiti e passi sottolineati di alcuni libri come quelli di Tolstoj, Kerouac, Jack London ecc. Il motivo della morte di Chris tutt’ora non è stato chiarito, lo stato di decomposizione non permise una autopsia accurata, Chirs potrebbe essere morto di stenti, freddo oppure avvelenato da alcune radici di cui si era cibato.Lo scherzo del destino fu che la salvezza per Chris era soltanto a pochi kilometri dall’autobus abbandonato, infatti a un’ora di cammino avrebbe trovato sia la strada, che un capannone per i rifugi usato dai Rangers, ma lo spirito di Chris gli aveva sempre imposto di viaggiare senza una mappa, quindi, lui ignorava tutte queste cose. Tra le tante persone con cui parlò, ci fu qualcuno che affezionò al ragazzo più degli altri, un anziano signore che incontrò Chris mentre faceva autostop, insieme viaggiarono da Salton City fino a Grand Juction in California. L’uomo si chiamava Ronald A. Franz, (uno pseudonimo su richiesta dell’uomo) una persona sola, in pensione e molto insoddisfatta della propria vita, Ron non voleva più separarsi dal suo nuovo giovane amico, ma sapeva di non poterlo fermare. Ecco alcuni stralci delle lettere che Chris scrisse a Ron: “Ron, apprezzo sinceramente l’aiuto che mi hai dato e i momenti che abbiamo trascorso insieme. Spero che la nostra separazione non ti abbia depresso troppo. Potrebbe passare molto tempo prima di rivederci ma, ammesso che io superi l’affare Alaska tutto d’un pezzo, riceverai di sicuro mie notizie. Vorrei ripeterti solo il consiglio che già ti diedi in passato, ovvero che secondo me dovresti apportare un radicale cambiamento al tuo stile di vita, cominciando con coraggio a fare cose che mai avresti pensato di fare o che mai hai osato. C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo , dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà, non esiste niente di più devastante che un futuro certo.Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura.La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. "Spero davvero, Ron, che non appena ti sarà possibile, lascerai Salton City, attaccherai una roulotte al camion e comincerai a goderti il grande lavoro che il Signore ha compiuto nell’ovest americano,vedrai cose, conoscerai gente, e ti insegneranno molto. Dovrai farlo in regime d’economia, niente motel, preparati da mangiare da solo e, come regola generale, spendi il meno possibile, perché così ti ritroverai ad apprezzare immensamente ogni cosa.Spero che la prossima volta che ti vedrò sarai un uomo con una sfilza di nuove esperienze e avventure alle spalle.Non esitare o indugiare in scuse.Prendi e vai, Sarai felice di averlo fatto.Riguardati." Alex.
L’ottantenne Ron, venne così colpito dalle parole del giovane vagabondo che vendette la sua casa e i mobili per comprarsi un Caravan, ci mise dentro un letto, un’attrezzatura da campeggio e cominciò a viaggiare lungo l’ovest Americano, Ron arrivò fino alla Bajada, stesso posto dove si era accampato mesi prima Chris, si fermò lì, in attesa del ritorno del suo amico, che purtroppo non avvenne mai.
Molti furono i giovani impressionati dalle gesta di Chris, qualcuno lo paragonò ad un moderno profeta, altri usarono parole taglienti accusandolo di dare cattivo esempio per i giovani che cercano di farsi strada nella società. Per me invece, come per tanti altri, Chris fu la prima spinta a viaggiare, per me come per tanti altri, Chris rappresenta il coraggio di mettersi uno zaino sulle spalle per affrontare realtà che non avrebbe mai immaginato, questa di Chris, è solo una delle tantissime storie, che si può incontrare viaggiando. Angelo Calianno
Una frase sottolineata da Chris nel libro "La felicità familiare" di Lev Tolstoj : “Volevo il movimento, non un esistenza quieta, volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia, che non trovava sfogo, in una vita tranquilla”
Per approfondire l'intera vicenda di Chris McCandless puoi visitare http://www.sciretti.it/2008/04/una-storia-vera-un-viaggio-nella-natura.html

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giovedì 3 gennaio 2008

Castelli della Loira e Parigi

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Imitazione di Alberto Angela, al Castello di Chenonceau (France)
Il solito turista italiano qualsiasi cerca di confondersi tra i colori di un labirinto nel parco del Castello di Chenonceau, cercando di fare una foto diversa. Che noia... È possibile visitare i castelli della Loira e Parigi in 4 giorni scarsi (partenza 29/12/07 ore 15 e rientro alla mezzanotte dell' 01/01/08), macinando 3000 km in tutto? E' possibile , è possibile.

Alla base di un simile viaggio, ci vuole una buona dose di voglia di guidare e di attenzione alla guida e una doverosa scelta dei siti da visitare e delle priorità perchè il tempo è poco e gli imprevisti spietati; uno tra tutti, quello di perdere letteralmente 5 ore nelle prossimità del traforo del Monte Bianco.

La strada che porta al traforo del Monte Bianco. Il pedaggio attuale è di 32,30 euro per sola andata, e di 40,30 euro andata e ritorno.

(ANSA) - COURMAYEUR, 30 DIC - E' tornata normale la circolazione al Traforo del Monte Bianco dove ieri l'attesa per transitare al valico aveva toccato le 5 ore.Una lunga coda di mezzi si era formata al Traforo per l'esodo di molti vacanzieri diretti in Francia. Era anche rimasta bloccata la Ss26 perche' in seguito all'ingorgo sull'autostrada le auto venivano deviate appunto sulla strada statale. Volontari e personale della Cri, coordinati dalla Protezione civile della VdA, hanno distribuito bevande calde e coperte. Io ed i miei amici abbiamo avuto a disposizione una Renault Megane 1.5 Diesel, un'auto perfetta per un lungo viaggio, garatendo alte prestazioni per la cilindrata ed allo stesso tempo un risparmio in termini di carburante. Per dormire e fare una ottima colazione consiglio la catena B&B Hotels , B&B dislocati un po' ovunque; una camera per 2 o 3 persone costa mediamente 40 euro per notte, niente male vero? Qui di seguito una carellata di immagini dei monumenti notevoli che siamo riusciti a visitare.

Castello di Chenonceau.

Castello di Chambord

Particolare del Castello di Chambord

La Chiesa Maddalena a Parigi.

La Torre Eiffel, La Torre Eiffel (in lingua francese Tour Eiffel) è il monumento più famoso di Parigi ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della Francia.
Arco di trionfo all'inizio dell'Avenue des Champs-Élysées (letteralmente Viale dei Campi Elisi)
Arco di Trionfo del Carrousel. Sullo sfondo il Louvre ed il Palazzo delle Tuileries Abbazzia di Cluny. Cluny divenne la guida illuminata del monachesimo occidentale già a partire dal tardo X secolo video
Capodanno 2007/2008 lo abbiamo trascorso sotto la torre Eiffel (l'altro posto dove i giovani festeggiano sono gli Champs-Élysées). I festeggiamenti, che nell'insieme sono stati molto più contenuti rispetto alla capitale italiana, dove avevo passato il precedente capodanno, dove il calore della gente persiste per ore ed ore, sono purtroppo sfociati in gravi scontri tra la Gendarmeria Nazionale francese ed un gran numero di delinquenti da strada o i cosidetti banlieusard (abitanti delle banlieue ). Ho personalmente visto un paio di persone ferite portate via dalla Gendarmeria, e le cariche della polizia erano l'abitudine. C'è da dire, che fin dalle prime ore della sera, Parigi era percorsa da automezzi della Gendarmeria, a sirene spiegate, che si dispiegavano nei punti nevralgici della città. Sotto la torre Eiffel sono stai perfino parcheggiati, dei mezzi della Gendarmeria, specializzati nel disperdere le folle con gli idranti. Sotto la torre Eiffel, intorno all'1 di notte, era un campo di battaglia; la gendarmeria in assetto antisommossa caricava i facinorosi che a centinaia tiravano bottiglie ed entravano in contatto con le forze dell'ordine. Tornato a casa ho cercato inutilmente tra le notizie ansa, un resoconto da quanto da me visto di persona, inutilmente. Una ragazza Corsa, con cui ho parlato a lungo, mi accennava al fatto che questi scontri con la polizia, anche di vaste dimensioni, sono diventati un appuntamento imperdibile per le bande di sbandati, che tutti gli anni a capodanno si danno appuntamento qui per confrontarsi con la gendarmeria, come ad impossessarsi idealmente del cuore della città. In generale quindi si percepiva a Parigi, una tensione sociale ed un disagio, che forse da noi abbiamo conosciuto solamente negli stadi.

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Un video del borgo di borgo di Semur-en-Auxois

In 4 giorni è difficile se non impossibile farsi una idea precisa di un paese, vasto tra l'altro come la Francia, ma posso azzardare la seguente visione d'insieme (sperando di non cadere in luoghi comuni): la Francia, mi è sembrata più legata alle sue tradizioni rispetto all'Italia, al punto da conservare meglio il suo paesaggio intatto, così come le insegne dei negozi dei borghi di campagna risalgono ancora al dopoguerra. Il legame con il passato, sinonimo di equilibrio, qui è vissuto come un vanto ed è lo standard a cui ci si conforma nell'essere francesi autentici. Anche il modo di vestire dei francesi è parco e privo di eccessi. La campagna francese è una vera forza, nel senso che è possibile per km e km non avvistare abitazioni o tracce antropiche. Non vi sono stati introdotti elementi alienanti od in contrasto con il territorio. L'atmosfera sembra ferma nel tempo, con i colori della terra ed in generale l'utilizzo di colori tenui. Tutto sembra essere permeato dalla pacatezza, perfino la mezzanotte del capodanno a Parigi, è vissuta con entusiasmo, ma il rientro nei ranghi degli abituali rapporti impostati su un velato distacco è veloce ed inesorabile. Qui di seguito riporto alcune fotografie, che raccontano la particolare forma architettonica delle abitazioni francesi.
Questa fotografia, di una abitazione francese ai bordi del Fiume Loira, mi ha ricordato tantissimo la fisionomia di un nostro casone Veneto. Vedi la mia tesi "Paesaggio della Gronda della Laguna Nord" a pag. 101, figg. 108-110-111

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Uno scorcio di case nella periferia del borgo di Semur-en-Auxois
L'aspetto negativo del viaggio, è stato invece il fatto di non conoscere la normativa stradale francese, che non differisce di molto dalla nostra, se non per il fatto che le strade ovunque, sono piene di autovelox fissi, che funzionano sempre con una precisione.. insomma, da loro rispettare i limiti di velocità non è un optional.

Un autovelox da me fotografato lungo una autostrada francese. Una volta tanto sono io a fotografare...grrrrrrr.

Autovelox fissi in uso in Francia. Sono ovunque, funzionano sempre, io ho avuto l'onore (sfortuna) di essere fotografato per ben 2 volte (nel centro di Orleans ed in prossimità di Parigi). E' stata l'unica vera spiacevole scoperta della vacanza. Gli autovelox sono annunciati dal cartello, che si vede sulla destra nella prossima didascalia e che recita "pour votre sécurité controls automatiques". I francesi rispettano alla lettera i limiti di velocità, gli unici che non lo fanno sono gli ingenui italiani vacanzieri che abituati a non rispettare le regole, sfrecciano in terza corsia, come il sottoscritto, credendo che i francesi siano un popolo di tartarughe. Gli autovelox, posizionati ovunque, anche nel centro delle città francesi, puniscono l'infrazione anche di chi, ritrovandosi su una strada a scorrimento veloce si autoconvince di poter osare i 70km\h. Per esperienza personale, quindi mi sento di dire, che chiunque si rechi in Francia, non adotti il tipo di guida all'italiana, perchè ne esce mortificato. Per saperne qualcosa in più clicca qui Cartello di avvertimento autovelox francese.

Ma le multe prese in Francia arrivano o non arrivano? Sembrerebbe di no (a me anche dopo 6 mesi non è arrivato nulla, e se mi arrivasse ne darei notizia qui), dai posts che ho trovato:
Lun 03-Set-07: "per il momento, solo i veicoli immatricolati in Germania e nel Lussemburgo saranno perseguiti in caso di eccesso di velocità in Francia. Il sistema di scambio d'informazioni con il Lussemburgo è in atto dal 24/1/2005 e con la Germania dal 1/4/2006. Per gli altri paesi gli automobilisti non rischiano nulla ed il grosso punto debole del sistema. Nel 2004, un terzo dei 2,1 milioni di contravvenzioni fatte grazie ai radar automatici non è stato inviato. Nel 75% dei casi i veicoli flashati erano immatricolati all'estero". Attenzione, però, pare che contatti fra Francia, Spagna, Belgio e Francia siano in atto per creare una rete informatica di scambio informazioni... insomma, per il momento se non siete fermati in Francia, fregatevene dei flash, ma fra poco si scherzerà meno....

Io di flash in francia ne ho beccati tanti ma non mie mai arrivato niente comunque per sentito dire se non paghi in svizzera non succede niente se non ritorni piu li ma se disgraziatamente ritorni li e ti ferma la polizia sono cacchi acidi perche ti inseriscono come moroso e ti fanno pagare pesce piatto e interessi a rovescio di qui in italia se fanno una foto velox a uno svizzero non la paga e neanche viene schedato nei terminali della polizia purtroppo la tematico e lunge e l italia come al solito e la beneffatrice dell europa ti faccio un banale esempio noi con i tir paghiamo una barca di soldi per attraversare la svizzera con 40ton. loro invece entrano in italia con 45ton e non pagano niente w l italia

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