martedì 7 ottobre 2008

Dal Castello di San Pelagio, noi voliamo su Vienna

Sciretti Alberto in partenza dal Castello di San Pelagio, con un moderno velivolo della nuova flotta Alitalia (ehm in realtà è un idrovolante Grumman HU 16).
Ho visitato il Museo dell'aria che si trova al Castello di San Pelagio a Due Carrare in provincia di Padova; il museo per la verità non ha nessuna pretesa e mi sento di poter dire che è sicuramente più indicato per gite scolastiche e per bambini a cui andrebbe insegnato che la guerra non è bella; dal campo di aviazione di San Pelagio - una frazione dell'attuale comune - partì il 9 agosto 1918 lo storico volo su Vienna di Gabriele D'Annunzio ;
quest'ultimo che aveva partecipato già ad imprese spettacolari quali la "beffa di Buccari" e che parteciperà qualche anno dopo alla storica "presa di Fiume" , firmava le più gioiose imprese belliche dell'età moderna: in questo caso giungere sul cielo nemico della capitale imperiale e lanciare sulle sue strade e sui suoi tetti oltre due quintali di volantini tricolori.
Il testo del manifesto lanciato su Vienna:
"VIENNESI! Imparate a conoscere gli italiani.Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni. VIENNESI! Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l'uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s'è volto contro di voi.Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell'Ucraina: si muore aspettandola. POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati! LUNGA VITA ALLA LIBERTÀ! LUNGA VITA ALL'ITALIA! LUNGA VITA ALL'INTESA!"
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L'impresa si può riassumente leggendo un comunicato ufficiale del Comando Supremo dell'epoca: "Zona di guerra, 9 agosto 1918. Una pattuglia di otto apparecchi nazionali, un biposto e sette monoposti, al comando del maggiore D'Annunzio, ha eseguito stamane un brillante raid su Vienna, compiendo un percorso complessivo di circa 1.000 chilometri, dei quali oltre 800 su territorio nemico. I nostri aerei, partiti alle ore 5:50, dopo aver superato non lievi difficoltà atmosferiche, raggiungevano alle ore 9:20 la città di Vienna, su cui si abbassavano a quota inferiore agli 800 metri, lanciando parecchie migliaia di manifesti. Sulle vie della città era chiaramente visibile l'agglomeramento della popolazione. I nostri apparecchi, che non vennero fatti segno ad alcuna reazione da parte del nemico, al ritorno volarono su Wiener-Neustadt, Graz, Lubiana e Trieste. La pattuglia partì compatta, si mantenne in ordine serrato lungo tutto il percorso e rientrò al campo di aviazione alle 12:40.Manca un solo nostro apparecchio che, per un guasto al motore, sembra sia stato costretto ad atterrare nelle vicinanze di Wiener-Neustadt."

Il lancio dei manifesti su Vienna. In alto a destra è individuabile la cattedrale di santo Stefano

All’esterno, nei giardini, sono stati collocati 7 aerei (Republic RF 84F, Grumman HU-16A ALbatross, Aermacchi MB 308 e MB 326), 2 elicotteri Augusta Bell AB 204 e AB-47J, 5 alianti e motoalianti e 2 missili (Nike Hercules e Nike Ajax).

Subito dopo l'inizio del XX secolo vennero utilizzati dei piccioni con una macchina fotografica attaccata al petto per ottenere fotografie a distanze considerevoli. Questo sistema presentava ovvie imprecisioni e problemi. http://www.nasm.si.edu/exhibitions/lae/script/be_first2.htm#pigeon

Missile terra aria NiKE Hercules che svetta a 8 metri di altezza dalla sua rampa.

video

Sciretti Alberto inseguito da un'oca nel giardino del castello di San Pelagio (PD)

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lunedì 29 settembre 2008

Predjama castle: visitare un bel castello marcondiro ndiro ndello

Predjama Castle. Poderoso, provocante ed inespugnabile. Per informazioni sul castello http://www.burger.si/Predjama/Predjama.html oppure http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Castel_Lueghi&oldid=18844926

"Oh che bel castello marcondiro ndiro ndello,oh che bel castello marcondiro ndiro ndà"
"Il mio è ancora più bello marcondiro ndiro ndello, il mio è ancora più bello marcondiro ndiro ndà"

"E noi lo ruberemo marcondiro ndiro ndello,e noi lo ruberemo marcondiro ndiro ndà" "E noi lo rifaremo marcondiro ndiro ndello,e noi lo rifaremo marcondiro ndiro ndà"

"E noi lo bruceremo marcondiro ndiro ndello,e noi lo bruceremo marcondiro ndiro ndà" "E noi lo spegneremo marcondiro ndiro ndello,e noi lo spegneremo marcondiro ndiro ndà"

"Sparerem cannoni marcondiro ndiro ndello,Sparerem cannoni marcondiro ndiro ndà" "Spareremo i razzi marcondiro ndiro ndello,Spareremo i razzi marcondiro ndiro ndà"
Sciretti Alberto, sullo sfondo il panorama che si può godere dal Castello di Predjama. Agosto 2008

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domenica 6 luglio 2008

Lawrence d'Arabia: la rivolta nel deserto

"La vita in comune ha un senso soltanto se vissuta e amata fino ai suoi estremi. Non esistono alberghi per chi fa la rivolta e neanche dividendi di piacere da saldare. Lo spirito è l'aggregazione, resistere fino alla fine e usare ogni avanzata come base per un'altra avventura, privazioni più forti e dolori più intensi. Appartenere al deserto comporta, l'essere destinati a sostenere una battaglia infinita che non è del mondo, della vita, nè di altro, ma solo della speranza; e il fallimento equivale alla libertà che Dio concede agli uomini" da La Rivolta nel Deserto, di Lawrence d'Arabia.

Petra (da πέτρα, roccia in greco) è una città trogloditica posta a circa 250 km a Sud di Amman, la capitale della Giordania. Le numerose costruzioni dalle facciate tagliate direttamente nella roccia ne fanno un monumento unico, che è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO il 6 dicembre 1985. Anche la zona circostante è stata costituita dal 1993 parco nazionale archeologico. Nel 2007, inoltre, Petra è stata dichiarata una delle cosiddette sette meraviglie del mondo moderno.
Arche de pierre du Djebel Burdah à Wadi Rum, 11 km from Ramm, Al ‘Aqabah (Jordan) da Philippe Stoop
A Bird's Eye View of Hajarh.A beautiful village on the top of the mountains, Yemen.
Thomas E. Lawrence. Photo courtesy of the Imperial War Museum

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Recentemente ho letto di Thomas Edward Lawrence "La rivolta nel deserto" (Revolt in the desert) Newton Compton Editori. (costo 3,90 €), ed ho pensato di riportarne qui alcuni passaggi, se non altro per il fatto che il libro è stato scritto in prima persona proprio da colui che universalmente viene chiamato Lawrence d'Arabia, e cioè il tenente colonnello Thomas Edward Lawrence (Galles, 16 agosto 1888 – Dorset, 19 maggio 1935) che fu un agente segreto, un militare, un archeologo e uno scrittore inglese. Lawrence d'Arabia non volle ricavare diritti d'autore da questo libro che attribuì tutti ad una Fondazione di assitenza a favore degli orfani degli uomini della RAF, degli invalidi e dei mutilati di quest'arma.

Thomas E. Lawrence, che potremo chiamare volgarmente, il Garibaldi della rivolta araba.

Riporto qui di seguito alcuni passi interessanti del libro:

1) "l'immobilismo, in una guerra irregolare, prelude al disastro, ed io credevo che ciò che mancasse fosse una guida: per incendiare il deserto non serviva l'intelligenza, nè il buonsenso, nè la saggezza politica, ma solo la fiamma dell'entusiamo."

2) "Era facile sedersi sul dorso di un cammello senza cadere, ma molto difficile capire la bestia e trarne il massimo in lunghi viaggi senza affaticare nè il cammello nè il cavaliere"

3)"il calore delle pianure avevano aggravato la situazione riempiendomi di vesciche. Anche gli occhi mi facevano male per il bagliore che la sabbia argentea e i ciottoli sfavillanti riverberavano"

4)"gli arabi pensano che sia poco virile portarsi provviste di cibo in un viaggio di soli 160 km"

5)"La sorgente era di proprietà comune e ripartita tra i proprietari terrieri che ne usufruivano per alcuni minuti oppure ore durante la giornata o la settiman, secondo la tradizione. L'acqua era un po' salmastra, come richiedevano le palme più pregiate, ma era potabile nei pozzi privati all'interno dei boschetti dove fluiva con frequenza a un metro e mezzo circa di profondità"

6)"Questo gusto spietato dei turchi nel fare la guerra aveva inorridito gli arabi, per i quali la prima regola era l'inviolabilitàdelle donne, la seconda, che la vita e l'onore di un bambino troppo piccolo per combattere dovevano essere salvaguardati; la terza , che la proprietà troppo grande per essere trasportata non doveva essere danneggiata."

7)"Credevo nel movimento arabo e, prima ancora che arrivassi, ero fiducioso del fatto che attraverso questa rivolta potevamo fare a pezzi i turchi"

Lawrence at Akaba, 1917 © Imperial War Museum. Lawrence non ebbe comandi effettivi, la sua abilità politica e militare fu quella di essere capace di conquistarsi la stima e la fiducia dei suoi superiori e quella dei capi arabi. In verità anche coloro che combatterono con lui, regolari arabi, beduini e soldati britannici, lo ammirarono e lo giudicarono un buon ufficiale e un buon combattente. Divenne beduino tra i beduini, vivendo, mangiando, cavalcano il mehara, combattendo come loro. Egli coniugò il modo tradizionale di combattere delle tribù, a cavallo e sui mehara, con le armi moderne, gli esplosivi, le mitragliatrici, le autoblinde e gli aeroplani.

8)"Lo sheriffo nutriva non solo i soldati ma anche le loro famiglie, pagando due sterline al mese per ogni uomo e quattro per ogni cammello. Nient'altro avrebbe fatto il miracolo di tenere un esercito tribale accampato per cinque mesi interi [...] Uno su dieci degli ottomila uomini di Feisal era un soldato capace di combattere a cavallo di un cammello, gli altri erano uomini delle colline [...] i membri di una tribù stavano alla larga da quelli appartenenti da un'altra [...] La loro istintiva sete di possesso li rendeva particolarmente sensibili ai saccheggi e il depredare treni, assaltare carovane e rubare cammelli li stuzzicava moltissimo. Erano inoltre troppo liberi di tesa per sopportare gli ordini o per combattere in gruppo. Un uomo che sa combattere da solo, di solito, è un cattivo generale e questi uomini non mi sembravano adatti alla disciplina militare"

9)"L'unico aspetto inquitante era che i turchi potessero riuscire a terrorizzare gli arabi con l'artiglieria. Il suono di un cannone spingeva i soldati a cercare riparo. Equiparavano il potere distruttivo di un'arma al rumore che produceva. Non avevano paura dei proiettili e neppure di morire: ma la morte causata da un fuoco di proiettili gli sembrava insopportabile"

10)"All'improvviso Feisal mi chiese se avessi voluto indossare abiti arabi durante la mia permanenza nell'accampamento. Trovavo la cosa conveniente da parte mia, poichè era un abito comodo e adatto alla vita araba che conducevamo"

Lawrence of Arabia

11)"Una delle fatiche del deserto, era la compagnia coatta, in cui ognuno sentiva ciò che veniva detto o vedeva ciò che veniva fatto, giorno dopo giorno. [...] Mi insegnarono, però, che nessuno poteva diventare il loro capo a meno che non si nutrisse con le loro stesse razioni, indossasse i loro abiti, vivesse al loro livello e, nonostante questo, dimostrasse di possedere un contegno più elevato.

12)"Feisal aveva piantato le tende a circa un chilometro e mezzo dal mare [...] ma per noi, gente del nord, era un piacere, la sera, godere della brezza marina che portava con sè il mormorio delle onde, deboli e lontane, simile all'eco del traffico di una strada periferica di Londra"

13)"Poichè a Wejh eravamo soliti accamparci isolati, molto isolati, trascorrevo il mio tempo ad andare e venire dall'accampamento di Feisal alle tende inglesi, dal campo egiziano alla città, dal porto alla stazione radio, marciando tutto il giorno senza sosta su e giù per quei sentieri corallini con i sandali o a piedi nudi, incallendo i piedi e imparando, per gradi, a camminare senza dolore su un terreno tagliente e ardente, e temprando il corpo già ben addestrato, a sforzi maggiori. I poveri arabi si domandavano come mai non avessi un cavallo ed io mi dilungavo in discorsi incomprensibili su come desiderassi rinvigorire il mio corpo oppure confessando che preferivo camminare che cavalcare per risparmiare gli animali"

14)"Avvennero anche degli incidenti. Una volta un gruppo, scherzando dietro la nostra tenda, disinnescò una bomba di aeroplano. Nell'esplosione le loro membra furono sparpagliate in tutto l'accampamento, macchinado le tele con chiazze rosse che subito diventarono marrone scuro e poi scolorirono in beige pallido. Feisal ordinò di cambiare le tende e distruggere quelle macchiate di sangue"

15)"Feisal faceva giurare solennemente i nuovi accoliti sul Corano di aspettare quando lui avesse aspettato, di marciare quando avesse marciato, di non cedere ai turchi, di trattare bene chi parlava arabo e di mettere l'indipendenza al primo posto, prima ancora della vita, della famiglia e dei beni.

16)"Entrò una figura alta e robusta, con una faccia smunta, appassionata e tragica. Era Auda seguito da Mohammed, suo figlio, che aveva l'aspetto di un bambino e infatti aveva solo undici anni.. Feisal balzò in piedi. Auda gli prese la mano e la baciò ed essi si appartarono di un paio di passi e si guardarono: una coppia magnificamente disuguale, esempio di ciò che di meglio ci fosse in Arabia, Feisal il profeta e Auda il guerriero [...]

Auda Abu Tayi.
"Auda era vestito molto semplicemente, alla maniera del nord, con una tunica bianca e un copricapo di mussola rosso. Poteva avere più di cinquant'anni e i suoi capelli erano striati di bianco. Ma era ancora forte e alto, longilineo, asciutto e attivo come un uomo di molti anni più giovane. Il suo volto era magnifico seganto da rughe e cavità. Vi si leggeva il modo in cui la morte in battaglia di Annad, il suo figliolo prediletto, avesse gettato la tragedia su tutta la sua esistenza, ponendofine al sogno di tramandare alle generazioni future la grandezza del nome degli Abu Tayi. [...] Aveva ucciso settantacinque uomini in battaglia, tutti arabi, ma mai aveva provocato la morte fuori da un conflitto. [...] Stava attento a mantenere l'inimicizia con quasi tutte le tribù del deserto, affinchè potesse mantenere un buon motivo per assalirli. Come si conveniva al suo stile da predone, era testardo quanto irascibile [...] Quando si arrabbiava il suo viso si contraeva in una smorfia per poi scoppiare in un accesso di furia incontrollabile che si sedava solo dopo aver ucciso [...] Considerava la vita come una saga [...] Parlava di sè in terza persona ed era così sicuro della sua fama
17) In questo passaggio perdemmo due dei cammelli più deboli. Gli Howeitat li uccisero nel punto stesso in cui si erano accasciati, conficcando un pugnale affilato nella carotide, vicina al petto, mentre il collo veniva tenuto teso girando la testa dell'animale all'indietro, verso la sella. Furono subito fatti a pezzi e suddivisi come carne da mangiare.
18) Erano un esempio del sentimento orientale tra ragazzi che la segregazione delle donne rendeva inevitabile. Queste amicizie spesso portavano a passioni virili di una tale forza e profondità che andava al di là di qualsiasi nostro concetto di carnalità. Innocenti, restavano appassionati e senza vergogna; ma quando entrava l'aspetto sessuale, passavano in uno stato di dare e avere, un legame poco spirituale, simile al matrimonio.
19) Sentimmo il piacevole grido "Amici o nemici?", tipico del deserto quando si'incontrano gli estranei.
20)Facevano degli impacchi con il burro al mio cammello per lenire il prurito che la rogna, propagatasi di recente sul muso, gli procurava. Il massaggio con il burro fece molto bene al mio cammello.
Lawrence of Arabiafrom the archives of the Tank Museum at Bovington
21) A mezzogiorno iniziò a soffiare il khamsin con la forza di un fortunale, talmente arido che le nostre labbra raggrinzite si spaccarono e la pelle del viso si screpolò, mntre le palpebre, divenute granulose, sembravano doversi accorciare denudando i nostri occhi socchiusi. Gli arabi si portarono i turbanti sul naso e tirarono la piega sulla fronte in avanti, a mo' di visiera, lasciando soltanto una stretta e mobile fessura per vedere.
22) l'avara regola del deserto e cioè di essere ospitali per tre giorni 23) La vallata sembrava essere infestata da vipere cornute e vipere soffianti, cobra e serpenti neri. Muoversi di notte era particolarmente pericoloso e alla fine fummo costretti a procedere con i bastoni, battendo sui cespugli laterali ad ogni passo che facevamo a piedi nudi. L'abitudine del serpente, di sdraiarsi accanto a noi, durante la notte, era molto strana; forse cercava calore, sotto e sopra le coperte. Quando ce ne accorgemmo, iniziammo ad alzarci con grande cura e i primi che si mettevano in piedi andavano attorno ai propri compagni con un bastone fino a quando non constatavano l'assenza di pericolo. La nostra compagnia, formata da una cinquantina di uomini, uccideva almeno venti serpenti al giorno e alla fine ci innervosirono a tal punto che i più audaci tra di noi non osavano mettere piede a terra, mentre coloro che, come me, rabbrividivano alla sola vista dei rettili, desideravano con ardore che la nostra permanenza nel Sirhan finisse quanto prima...Sirhan, devoto ai serpenti, prolifico di acqua salata, palme brulle e cespugli che non servivano nè come foraggio nè come combustibile.

24) Faceva terribilmente caldo, molto più di quanto ne avessi soffert oin Arabia, e la preoccupazione e i continui spostamenti ci rendevano la cosa ancora più difficile. Persino alcuni degli umoni più robusti, tra le tribù, crollarono sotto la crudeltà del sole, e strisciarono e dovettero essere portati sotto le rocce per trovare riparo all'ombra. Le taglienti lastre di calcare che sporgevano dai crinali ci tagliavano i piedi e molto prima di sera i più energici tra noi lasciavano impronte rossastre sul terrenoad ogni passo.

Lawrence d'Arabia: un film di David Lean. Con Anthony Quinn, Anthony Quayle, José Ferrer, Peter O'Toole, Claude Rains, Jack Hawkins, Omar Sharif, Alec Guinness, Arthur Kennedy, Donald Wolfit, I.S. Johar, Gamil Ratib, Michel Ray, John Dimech, Zia Mohyeddin. Genere Storico, colore 222 (200) minuti. - Produzione Gran Bretagna 1962.
Il Film "Lawrence d'Arabia" è tra i miei preferiti. Un capolavoro che ancora tiene testa ai kolossal dell’era digitale. In questa scena si descrive una delle sue scene più epiche. Dal libro la Rivolta nel deserto ne riporto il passo: "Tallal aveva visto ciò che noi avevamo visto. Emise un gemito come un animale ferito, poi cavalcò sul terreno elevato e rimase lì da solo con la sua cavalla, rabbrividendo e guardando fisso in direzione dei turchi. Stavo per andargli incontro ma Auda afferrò le mie redini e mi fermò. Lentamente Tallal si tirò il turbante sul volto e a quel punto sembrò improvvisamente riprendere il controllo di se stesso, poichè conficcò gli speroni sui fianchi della cavalla e galoppò avanti, piegandosi e ondeggiando in sella, dritto verso l'unità principale nemica. Fu una lunga cavalcata giù per un declivio dolce che attraversava una cavità. Restammo seduti lì come pietre mentre lui sfrecciava avanti, con lo scalpitio dei suoi zoccoli artificiosamente assordante nelle nostre orecchie, poichè avevano smesso di sparare e i turchi si erano fermati. Entrambi gli eserciti si fermarono ad osservarlo ed egli corse nella sera silenziosa fino a quando non fu a pochi chilometri dal nemico. Poi si alzò sulla sella e gridò il suo urlo di guera Tallal Tallal, per ben due volte con una voce terrorizzante. Immediatamente i fucili e le mitragliatrici turche iniziardono a sparare e lui e la cavalla furono crivellati di colpi e caddero morti sulle lance...Diedi l'ordine di non fare alcun prigioniero, per la prima volta in tutta la guerra."
25) Una carica di cammelli alla velocità di quaranta chilometri all'ora diventava incontrollabile. Gli Howeitat furono impietosi, poichè il massacro delle loro donne il giorno precedente gli aveva improvvisamente rivelato un nuovo terribile aspetto della guerra. Perciò vi furono soltanto sentossanta prigionieri, molti dei quali feriti, e trecento tra vittime e moribondi sparsi per l'aperta vallata.
26) Per un arabo una parte essenziale del trionfo consisteva nell'indossare i vestiti del nemico sconfitto e infatti, il giorno successivo, vedemmo i nostri uomini trasformati, almeno dalla cintola in su, in soldati turchi, ognuno con la divisa militare, poichè si era trattato di un battaglione proveniente dalla madrepatria, molto ben equipaggiato e con uniformi nuove
27) Un proverbio arabo che dice che tutti i pidocchi pensano di essere gazzelle

(Photo by Hulton Archive/Getty Images). Durante gli spostamenti come ebbe a scrivere nel suo libro "La rivolta nel deserto", Lawrence d'Arabia teneva "il turbante sistemandolo anche sotto, a mo' di barba, per respingere il calore che si sollevava a ondate lucenti dal terreno e mi colpiva il volto"

28) All'ombra dei palmeti della costa di 'Aqabah, il termometro aveva segnato cinquanta gradi.
29) Strisciò accanto a me e mi disse, con una voce angosciata: "Signore, sono diventato cieco." Lo feci distendere e vidi che tremava dal freddo, ma tutto ciò che fu in grado di dirmi era che durante la notte, svegliandosi, aveva sentito un forte dolore agli occhi e non aveva visto più. Il riververo del sole li aveva bruciati.
30) Gli arabi mi spiegarono che i turchi avevano gettato i cammelli morti nel laghetto per inquinare l'acqua ma che ormai era passato tanto tempo e l'effetto si era indebolito. Tuttavia eral'unica acqua che potevamo bere prima di Mudowaara, se mai l'avessimo presa, e quindi iniziammo a riempire le nostre ghirbe.
31) I Turchi non facevano prigionieri. Al contrario uccidevano i nemici in maniera atroce e quindi, per pietà finimmo coloro che erano gravemente feriti e che sarebbero stati lasciati sul suolo abbandonato.
32) Ogni volta che passava una pattuglia dovevamo controllare le bestie con molta delicatezza, poichè se una di loro avesse muggito o rantolato avrebbe attirato l'attenzione del nemico.
33) Far saltare i treni era una scienza esatta che richiedeva una preparazione apposita, con un numero sufficiente di persone, con mitragliatrici in posizione.
34) Affamare gli arabi non era una cosa crudele; non sarebbero morti per pochi giorni di digiuno e sapevano lottare bene anche a stomaco vuoto; inoltre, quando le cose si mettevano male, c'erano sempre i cammelli da uccidere e mangiare; gli indiani però, sebbene musulmani, rifiutavano la carne di cammello per principio.
35) Dopo la conquista di 'Aqabah la somma diventò rispettabile: valevo ventimila sterline vivo e diecimila morto.
36) L'azione singola più coraggiosa di tutta la querra araba appartiene a uno degli Ageyl, che per ben due volte, nuotò lungo i condotti d'acqua sotterranei fino a Medina da dove tornò con un rapporto completo della città occupata.
37) Pagavo i miei uomini sei sterline al mese, la paga base dell'esercito per un uomo e il suo cammello. Tutti orgogliosi di stare al mio servizio, dove si sviluppava un professionismo di grande effetto. Si vestivano come un prato di tulipani, con tutti i colori ad eccezione del bianco; poichè quello era il colore che io indossavo abitualmente ed essi non volevano sembrare presuntuosi. Quasi una sessantina morirono al mio serivizo.
38) Tenevo nella bisaccia della sella Morte d'Arthur. Mi sollevava un po' dal disgusto
39) Quando i cammelli maschi tentennavano così significava che sarebbero morti in quel punto, dopo pochi giorni;
40) Come ufficiale inglese, potevo condividere il suo punto di vista, ma la parte araba in me considerava ugualmente importante sia l'agitazione che la battaglia, una per contribuire al successo alleato, l'altra per fondare il rispetto dell'arabo per se stesso, incompleto senza la vittoria.

Il Corpo imperiale a cammello.

The Imperial Camel Corps

was a brigade-sized military formation which fought for the Allies in the Sinai and Palestine Campaign in World War I. Its personnel were infantry mounted on camels for movement across desert.The Corps was founded in January, 1916. It attained its full strength in December that year. In May, 1918 it was reduced in strength to a single battalion. The Corps was formally disbanded in May, 1919. 346 of its personnel were killed in action.

41) Ero famoso per essere l'unico senza barba e io mi distinguevo ancora di più indossando sempre seta pura del tipo più bianco (almeno all'esterno) con un laccio da turbante dorato e rosso della Mecca e un pugnale d'oro.

42) Abdullah restò colpito dal fatto che gli inglesi uccidessero le loro bestie abbandonate, ma io gli feci notare che noi arabi ci uccidevamo a vicenda se feriti mortalmente in battaglia, e Abdullah mi rispose che ci caricavano di tale vergogna per evitare ai feriti altre torture. Credeva che non ci fosse essere vivente che non preferisse una morte lenta nel deserto piuttosto che una fine rapida; infatti, secondo lui, la morte lenta era la più misericordiosa di tutte, poichè l'assenza di speranza evitava l'amarezza di una lotta perduta lasciando la natura dell'uomo libera di comporre se stessa di fronte alla misericordia di Dio.

43) Me ne andai lungo la vallata nel lontano Ain el Essad restando lì, nel mio vecchio nascondiglio sotto le tamerici, dove il vento tra i verdi rami polverosi suonava le stesse melodie generate dagli alberi inglesi.

44) Erano chiari i segni di mentalità rozze in queste città romane di frontiera, Um el Jemal, Um el Surab, Umtayie. Tali edifici incongruenti, in ciò che è, e era stato sempre un deserto, dimostrava la poca intelligenza di chi li costruì, quasi un' affermazione volgare del diritto dell'uomo, del diritto romano, a non cambiare abitudini di vita ovunque si trovasse. Gli edifici all'italiana, pagati tassando le province assoggettate, in questi margini del mondo, rivelavano una cecità prosaica di fronte al carattere fugace della politica.

A proposito dell'affermazione volgare del diritto romano...L’Arco dei Fileni, fatto erigere da Mussolini tra la Tripolitania e la Cirenaica. Per la sua altezza spiccava in lontananza nel deserto. In alto spiccava la scritta “Alme Sol, possis nihil urbe Roma visere maius” “Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”.A fine guerra il re della Libia l’aveva fatta tradurre in arabo. Gheddafi, al potere dopo il colpo di Stato, lo fece radere al suolo.
45) Una Rolls nel deserto valeva più dei rubini e sebbene le guidavamo ormai da più di diciotto mesi, certo non sulle strade liscie intese da chi le aveva fabbricate, ma attraverso i terreni più impervi, a velocità inaudita, giorno e notte, caricate con una tonnellata di merci e quattro o cinque uomini, si trattava del primo cedimento strutturale, su un totale di nove automobili. Grande uomo Rolls e grande anche Royce! Valevano nel deserto centinaia di uomini.
46) L'essenza del deserto è l'individuo che si sposta da solo, figlio della strada, isolato dal mondo come in una tomba.
47) La pesante, permanente ferma acidità del sudore seccato nel cotone, aleggiante su tutto l'esercito arabo e l'odore selvaggio dei soldati inglesi, quell'atmosfera calda d'urina, di uomini ammassati in indumenti di lana: un'acredine pungente, ta togliere il respiro, un odore incessante e fermentato di ammoniaca e nafta.

1919 Painting by Augustus John

Gertrude Margaret Lowthian Bell (il terzo figurante da sinistra) con a fianco (alla sua destra) Winston Churchill, e T. E. Lawrence a Giza durante la Conferenza del Cairo 1921

Gertrude Margaret Lowthian Bell (Washington Hall, 14 luglio 1868 – Baghdad, 12 luglio 1926) è stata un'archeologa, politica, scrittrice e agente segreto britannica. Ebbe un ruolo primario nella creazione dello stato moderno dell'Iraq. Essa svolse un attività segreta di supporto alla rivolta araba durante la prima guerra mondiale - per la quale si è soliti riconoscere principalmente il ruolo di Lawrence d'Arabia - ed al termine del conflitto mondiale contribuì a tracciare i confini del moderno stato iracheno raggruppando i tre vilayet ottomani preesistenti della regione mesopotamica.

Above, Thomas E. Lawrence accompanies Churchill on a mission regarding the creation of new countries in the Middle East after the First World War.

Leonard Woolley (sulla destra) e Thomas E. Lawrence (piú noto come «Lawrence d’Arabia»), posano ai lati di un rilievo a Carchemish (Siria), nel 1912. Lawrence fu un promettente archeologo e la sua tesi di laurea del 1910 (che meritò la lode) la dedicò all'architettura militare medievale, in particolare i castelli dei crociati.

Lawrence, early 1935 © Mrs Hilda Sims. Egli comprende che combattere una guerra tra eserciti regolari, arabi contro turchi, è una scelta perdente e prospetta una guerra di guerriglia nella quale il nemico è più vulnerabile, al fine di sottoporlo ad uno stillicidio di perdite in uomini e materiali, e inchiodare su quel fronte una parte considerevole dell'esercito turco per impedire che queste forze, o a parte di esse, possano essere impiegate congiuntamente con l'armata turca impegnata a contrastare l'offensiva di Allenby.
T E Lawrence, 1931, by Howard Coster © National Portrait Gallery, London
Lawrence of Arabia, otherwise known as Colonel T.E. Lawrence, is seen entering Damascus in an unarmoured wood-body Rolls-Royce 'tender'. During World War I, Lawrence used a fleet of nine Rolls-Royce amoured cars and tenders specially adapted for desert warfare. He claimed "A Rolls in the desert is above rubies".
Lawrence of Arabia, Emir Feisal, Feisal's bodyguards and Arab officials together in 1918. (Australian War Memorial). Di Emir Feisal, Lawrence d'Arabia ebbe a dire sempre nel "La rivolta del deserto": "Filtrando pazientemente il giusto e l'ingiusto, grazie al tatto, alla sua fantastica memoria, guadagnò l'autorità sui nomadi da Medina a Damasco e oltre. Fu riconosciuto come una forza trascendente le tribù, al di là dei diritti di sangue, più grande di tutte le gelosie. Il movimento arabo diventò nazionalistico nel senso più bello del termine, poichè al suo interno tutti gli arabi mirarono ad un unico scopo mettendo da parte gli interessi privati."

Nel 1935 Lawrence viene congedato definitivamente e si ritira a Clouds Hill, presso Bovington, nella contea del Dorset. Già da tempo si incrociano voci e indiscrezioni sulla sua vita privata, sulle sue presunte tendenze omosessuali e masochiste, per lo più collegate a quello che lui stesso evocò nei Sette pilastri come l'"incidente di Deraa" (quando, prigioniero dei turchi, sarebbe rimasto vittima di violenze sessuali). Questo e altri episodi sarebbero avvalorati - anche se i biografi non sempre concordano - da documenti solo di recente resi pubblici dal Public Record Office britannico; fra essi un carteggio composto da diari e lettere consegnato dopo la sua morte alla Bodleaian Library di Oxford dal fratello Arnold. Si è saputo così di rimesse di denaro che Lawrence, per il tramite della RAF, fece a più riprese dal 1924 fino alla morte a favore di diverse persone, fra cui due signore, con una delle quali, un'insegnante di nome Ruby Bryant, si dice avesse contratto matrimonio. Il 13 maggio di quello stesso anno, mentre percorre sulla sua motocicletta Brough Superior una piccola strada di campagna, Lawrence rimane vittima di un incidente, secondo molti non del tutto casuale. Ne uscirà in coma e morirà pochi giorni dopo, il 19 maggio, nella casa di campagna dove abitava.

Lapide commemorativa nel luogo in cui Lawrence ebbe l'incidente mortale sulla sua motocicletta.

T. E. Lawrence in sella alla sua motocicletta

L'allora Emiro Faysal, comandante delle truppe arabe, a un ricevimento da lui organizzato a Versailles durante la Conferenza di Pace di Parigi del 1919. Al centro, da sinistra a destra: Rustem Haydar, Nuri Al Said, l'Emiro, il Capitano Pisani (dietro Faysal) T.E. Lawrence (Lawrence d'Arabia), un ignoto servitore di Faysal e il Capitano Tahsin Qadri. Dell'Emiro Faysal, Lawrence ebbe a scrivere nel suo "La rivolta del Deserto": "La sua natura non era incline alla riflessione poichè opprimeva la sua velocità d'azione. [...] Il suo fascino personale, l'imprudenza, il toccante accenno alla propria fragilità come solo riserbo di un carattere orgoglioso lo facevano un idolo per i suoi seguaci. [...] I suoi uomini mi raccontarono che, dopo un lungo periodo di combattimento, durante il quale dovette sia coprirsi le spalle che comandare la carica, incitandoe controllando i suoi uomini, ebbe un crollo fisico e fu trasportato via dal luogo della vittoria, senza conoscenza e con la bava alla bocca" . "Feisal si sedeva nella tende delle udienze fino a quando aveva ascoltato tutti coloro che chiedevano un incontro. Non vidi mai un arabo andarsene insoddisfatto o ferito: un tributo al suo tatto e alla sua memoria, poichè non lo vidi mai in imbarazzo per aver dimenticato un fatto o per aver confuso una parentela"

La tomba T.E.LAWRENCE con il seguente epitaffio: To the dear memory of T.E.LAWRENCE Fellow of All Souls College OxfordBorn: 16 August 1888Died: 19 May 1935 "The hour is coming, and now is,when the dead shall hear the voice of the SON OF GOD and they that hear shall live."

Yanbu served as a supply and operational base for Arab and British forces fighting the Ottoman Empire during the World War I

Per approfondimenti: 1) http://telawrence.info/telawrenceinfo/index.htm 2) http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=43

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martedì 3 giugno 2008

Visitare Palmanova città ideale dall’autentica forma stellata

Palmanova vista dall'alto. Per quanto le foto scattate a terra della cittadina friulana possano essere suggestive, non potranno mai superare esteticamente quelle scattate dall'elicottero, che mostrano in una visione d'insieme la sua pianta a forma di stella a nove punte che fu determinata da motivi di ordine militare.

Pochi giorni fa ho visitato Palmanova (UD) in Friuli, gioiello urbanistico dell'architettura della fine del '500. E' facilissimo arrivarci, essendoci l'omonima uscita sull' A4 Torino-Trieste. Sono rimasto impressionato per la qualità della gestione dei flussi turistici; in particolare dal 24 maggio al 4 ottobre 2008 ogni sabato alle ore 9.30 c'è una visita guidata con guide turistiche autorizzate al solo costo di € 1,50 che vi illustrano il Museo Civico Storico e vi portano in giro per la città senza ulteriori spese. (Partenza: Ufficio Turistico I.A.T. Borgo Udine 4; durata della visita 2 ore). Ai visitatori viene consegnato gratuitamente abbondante materiale informativo sulla città-fortezza ed al termine delle visite tutti i partecipanti vengono invitati ad un brindisi offerto dalla "Strada del Vino Aquileia". Veramente notevole. In più le guide sono ragazze giovani veramente preparate e disponibili.

Immagine satellitare di Palmanova. Cliccando sulla foto e quindi ingrandendola si notano le forme della città stellata che ben si evidenzia rispetto all'adiacente campagna. (The Advanced Spaceborne Thermal Emission and Reflection Radiometer (ASTER) flying onboard NASA’s Terra satellite captured this image of Palmanova on March 18, 2004.)

Sussistono diverse ipotesi sulle motivazioni che portarono alla scelta di tale nome. Alcuni sostengono che il nome "Palma" derivi da quello del villaggio di Palmada, uno dei piccoli paesi che occupavano originariamente l'area destinata alla fortezza. Altri affermano che, essendo stata iniziata la costruzione nel giorno della vittoria di Lepanto, il nome rieccheggi la palma, simbolo della vittoria del Veneziani sui Turchi.

Qui di seguito riportarò tout court gli aspetti che maggiormente mi hanno colpito nel visitarla e nel studiarne la storia (è inutile riportare qui di seguito tutta la storia della città di Palmanova. Siti internet che già parlano in maniera dettagliata e approfondita delle peculiarità di Palmanova sono quelli ufficiali http://www.palmanova.it/ e http://www.comune.palmanova.ud.it/.)

Le tre porte d'accesso alla città fortificata di Palmanova, voluta dalla Repubblica di Venezia come base strategica per proteggere i propri confini (soprattutto dai turchi), si devono all'architetto veneto Vincenzo Scamozzi (architetto legato ad Andrea Palladio, a cui si devono tra le tante opere anche le Procuratie Nuove in Piazza San Marco a Venezia), che ne realizzò i disegni nel 1603. I lavori per la costruzione della città, dalla caratteristica pianta a stella, ebbero inizio il 7 ottobre 1593 su progetto e sotto la direzione dell'ingegnere militare Giulio Savorgnan. Il Civico Museo Storico è un punto importante per informazioni non solo sulla città fortezza, ma anche per manifestazioni e possibili itinerari nei dintorni e in regione. Contiene un'interessante collezione di armi antiche in deposito conservativo provenienti da Castel Sant'Angelo di Roma. Inoltre vi sono esposti documenti che illustrano la storia della città dalla sua nascita alla seconda guerra mondiale. All'interno, possibilità di proiezioni di filmati sulla storia della Fortezza e prenotazioni per visite guidate al Museo, alla città e alle fortificazioni con guide turistiche regionali autorizzate.
Palmanova rimane ancor oggi per la conservazione del suo sistema fortificato ed urbanistico, un "unicum" in ambito europeo. Concepita come macchina da guerra, la sua progettazione e quindi la sua forma di stella a nove punte fu determinata da motivi di ordine militare. Palmanova fu dotata di tre cerchie di fortificazioni: due furono realizzate durante il dominio veneto, la terza fu invece opera dei Francesi. Tra il 1470 ed il 1499 il Friuli già veneziano dal 1420 aveva subito ben sette incursioni turche provenienti dai Balcani. Nell'anno 1500 Venezia inviò in Friuli Leonardo da Vinci
L'uomo vitruviano è un disegno di Leonardo da Vinci, iniziato nel 1490 e attualmente conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia. ----
--- affinchè studiasse opere di difesa sull'Isonzo e a Gradisca, tuttavia solo quando i Senatori veneziani si resero conto di un piano turco per la conquista delle pianure imperiali o veneziane pensarono ad una fortezza di eccezionali dimensioni, cioè Palma, tale che potesse dare ricovero a un gran numero di persone ed ai loro beni. Palmanova, citta’ di fondazione, ha una precisa data di nascita: 7 ottobre 1593. La funzione della nuova fortezza era quella di argine alle invasioni ottomane. Palma rimase per piu’ di duecento anni sotto il dominio della Serenissima (1593-1797), fino a quando il generale Bonaparte la conquistò .Durante la prima guerra mondiale fu sede di ospedali, magazzini e campo di addestramento truppe, con la rotta di Caporetto la città subi’ gravi devastazioni. Porta Aquileia, viene considerata la più ricca ed elegante, come si addice all'ingresso principale di rappresentanza, dal quale entravano i provveditori generali della Fortezza e gli ospiti illustri. Fu la prima ad essere costruita, nel 1598. La facciata esterna rivestita in pietra d'Istria è ingentilita da due volute che abbracciano la garitta di guardia. Sotto il cornicione corre un fregio di stemmi nobiliari che si riferiscono ai primi nobili Provveditori e Tesorieri della fortezza. All'interno della porta vi sono ambienti per i soldati e ufficiali di guardia e per il Contestabile di Sanità.
Le Porte sono gli unici edifici visibili dall'esterno della Fortezza e conservano ancora in parte le caratteristiche architettoniche originarie. La loro facciata esterna, di fattura piuttosto accurata, contrasta con il rigore e la semplicità delle forme presenti all'interno che esaltano, invece, una funzionalità piuttosto militare.
La controporta di Porta Aquileia. I rivellini (bastioni) davanti alle tre porte, realizzati nella seconda metà del Seicento, determinarono un nuovo modo di accedere alla Fortezza. Sui fianchi, cioè fra queste fortificazioni ed il fossato, furono alzate due controporte con funzioni diverse. La prima aveva la funzione di difendere una strada coperta che correva attorno il rivellino, l'altra serviva per il transito di carri e persone per cui aveva una carreggiata più ampia. Sul filo del fossato, queste controporte di transito avevano un locale per il corpo di guardia e feritoie per i fucilieri. Erano anche munite di rastelli (cancelli) ed erano rinforzate all'esterno da un fossato asciutto con "ponte levadore". Due di queste controporte esistono ancor oggi: una a Porta Aquileia e l'altra a Porta Cividale, entrambe del tipo che serviva a controllare la strada coperta.
L'unicità della fortezza di Palmanova sta nel fatto di poter mostrare concretamente al visitatore le innovazioni che nei secoli la scienza delle fortificazioni andava immaginando. Se nel tardo Cinquecento l'uso dell'artiglieria richiedeva ampi, bassi e possenti terrapieni per proteggere una città, qui Venezia li realizzò. Gli architetti diedero a queste mura la forma di baluardi a punta di freccia e li collegò con le cortine. Ne uscì un ennagono ai cui vertici sporgevano i baluardi affinché potessero essere difesa uno dell'altro.Tutto il circuito fu ulteriormente protetto da un largo fossato e per entrare in città tre ingressi furono situati al centro di altrettante cortine.
Alla metà del Seicento la Serenissima giudicò giunto il momento di rafforzare ancor più la piazzaforte elevando altri nove bastioni (rivellini) al di là del fossato in corrispondenza del lato rettilineo della cerchia che racchiudeva l'abitato. I primi rivellini ad essere costruiti furono quelli di fronte le porte d'accesso, da sempre il punto più debole di qualsiasi fortezza.
Nel 1806, infine, Napoleone Bonaparte decise di ammodernare la macchina da guerra Palmanova e l'impronta più visibile furono le nove lunette, cioè dei baluardi, cinti da un fossato a secco, che si spingevano ancora di più verso la campagna e avrebbero potuto tenere più lontane batterie dell'artiglieria nemica, evitando distruzioni alla città e agli edifici militari. Il Duomo di Palmanova (1615 -1636) con la sua fastosa facciata fa parte della piazza, da cui emerge e della quale costituisce l'elemento esaltante. Notate come il campanile stranamente non sia sviluppato in altezza, in modo da non costituire un punto di riferimento per l'artiglieria nemica. Perfetto il sistema delle proporzioni. Anche l'inclinazione della facciata (dovuta ad un cedimento delle fondamenta durante la costruzione dell'edificio) dona una singolare prospettiva, da far quasi credere che sia stata voluta ad arte. Il Duomo di Palmanova è senza confronto il monumento più insigne d'architettura veneta religiosa del Friuli Venezia Giulia.
Osservatorio privilegiato della struttura viaria e urbanistica della città è la Piazza Grande, un tempo denominata Piazza d'Armi. La grande ed elegante piazza è il salotto buono della città. Ogni domenica è interamente chiusa al traffico, mentre d'estate lo è anche ogni sera.
Nei luoghi più rilevanti della città vi si trova una cartellonistica, anche se un po' rovinata come nell'esempio riportato: la Strada delle Milizie. Questa correva circolarmente a ridosso delle mura e permetteva copertura e rapido movimento delle truppe e dei materiali.
La piazza era sì centro luogo di rappresentanza, ma poteva divenire, in caso di assedio, centro di raccolta delle milizie che, poi, venivano indirizzate con facilità verso quella zona delle fortificazioni che fosse stata più in pericolo. Al centro di questo ampio spazio perfettamente esagonale si erge un basamento in pietra d'Istria, su questa base monumentale, da tempo immemorabile testimone delle vicende storiche della fortezza, s'innalza l'alto stendardo, simbolo della fortezza stessa. Colorato ed animato è anche il mercato del lunedì, di antichissima tradizione. La sua istituzione risale, infatti, alla prima metà del Seicento. All'interno di questo appuntamento resiste ancora la golosità della degustazione di un piatto caratteristico: le trippe, innaffiate da ottimi vini friulani.
Sorto nel luglio del 1977, il Gruppo Storico "Città di Palmanova" è andato via via assumendo, nel corso degli anni, un ruolo di primissimo piano nel panorama dei Gruppi storici italiani ed europei. Le sue fedeli riproduzioni di abiti ed armi, le precise ricostruzioni delle manovre militari, le minuziose riproposizioni di balli popolari e di "corte" hanno fatto sì che Associazione sia stata unanimemente riconosciuta quale la più completa nel panorama del Seicento. Ogni rappresentazione viene preceduta da una fase di studio e preparazione di ogni singolo momento. Le innovazioni, che di anno in anno vengono apportate all'interno del Gruppo, sono frutto di una costante ricerca, che avviene sia consultando manuali e scritti dell'epoca, sia avvalendosi della collaborazione di storici ed esperti di tale periodo.

Una rievocazione storica viene realizzata ogni anno la seconda domenica di luglio. In questa giornata si festeggia sia il SS Redentore, patrono della fortezza, che il giorno in cui Gerolamo Cappello, Provveditore Generale, nel lontano 1602 fece innalzare per la prima volta al centro della piazza il vessillo della Repubblica di Venezia alla presenza di tutte le autorità più rappresentative.In questa occasione molte persone indossano costumi, armi e armature dell’epoca per ricreare l’atmosfera di più di quattrocento anni fa. Sfilano dame, cavalieri, popolane dando saggio della loro bravura con caroselli, danze e duelli. La giornata termina con la sfilata notturna la lume dei “ferali” quando il gonfalone di San Marco viene ammainato
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Le altre città stellate nel mondo

Hakodate - Giappone. Classificato come sito storico di particolare interesse nazionale, il Parco di Goryokaku è visitato dai cittadini nel corso dell'intero anno per una molteplicità di eventi, come la fioritura dei ciliegi, il Festival di Goryokaku, spettacoli all'aperto e gli "Star Dreams" (l'illuminazione della cittadella).

Halifax - Canada. Fu realizzata dal governo britannico per protezione dagli attacchi americani e completata nel 1856. Nel 1951 fu catalogata tra i beni culturali nazionali ed è ora uno dei più importanti monumenti storici del Canada. Ogni giorno, alle 12.00, i visitatori sentono il rombo dell'artiglieria e, nel periodo estivo, assistono alla rievocazione delle marce e dell'addestramento di un reggimento vittoriano.

Hamina - Finlandia. L'antico centro, circondato da mura, è un bene storico di rilievo. La cinta fu realizzata nel 1722 per proteggere la Svezia dai ripetuti attacchi della Russia.

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Hellevoetsluis - Paesi Bassi. Città a forma di stellaFu costruita dal 1696 al 1715 per proteggere gli arsenali e le navi. Attualmente la città sta perseguendo vari programmi per attirare il turismo attraverso un ulteriore sviluppo del porto storico e della fortezza, quale punto di congiunzione tra cultura e storia. Un importante progetto riguarda la ricostruzione del primo bacino di carenaggio dell'Olanda.

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Hue - Vietnam. I resti della fortezza, costruita all'inizio del XIX secolo, sono localizzati nell'area dell'antico centro, di fronte al fiume Huon. L'area è ricca di siti di interesse storico e turistico, tra cui il Palace Hue Museum della dinastia Nguyen.

Nicosia - Cipro. La configurazione attuale del centro storico di Nicosia fu determinata durante il periodo veneziano (1489-1570). Il perimetro della città fu ristretto per ragioni difensive e le antiche fortificazioni irregolari medievali furono sostituite da un nuovo sistema bastionato a undici lati, disegnato da Giulio Savorgnan, uno dei progettisti della città fortezza di Palmanova.

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San Pietroburgo - Federazione Russa. L'imperatore della Russia, Pietro il Grande, costruì il castello nel 1703 per prevenire l'attacco dell'armata svedese. La chiesa posta al centro del forte fu dedicata ai discepoli di Cristo, Pietro e Paolo, e fu così chiamata Fortezza "Petropavlovsk".

Usuda - Giappone. È stata costruita da Norikata Matsudaira, ultimo signore del clan Taguchi, ed è conosciuta come Tatsuokajo Goryokaku. E' una della due città a forma di stella del Giappone, essendo l'altra Hakodate. Attualmente la maggior parte dell'area è occupata da una scuola elementare.

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