domenica 21 marzo 2010

Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima

Ieri sera sono andato al cinema a vedere Invictus - L'invincibile - film diretto da Clint Eastwood. Dopo aver visto lo splendito film "Gran Torino" sempre di Clint, non potevo perderlo. Infatti non ha tradito le aspettative. "Io sono il padrone del mio destino, Io sono il capitano della mia anima." questo è quanto ti rimane dentro dopo aver visto il film. Questo motto è tratto da una poesia "Invictus", di William Ernest Henley, che era stata la fonte di ispirazione per Nelson Mandela, durante i 28 anni trascorsi in prigione nella prigione di Robben Island, la più dura del Sud Africa.
Robben Island
INVICTUS "Dal profondo della notte che mi avvolge, buia come il pozzo che va da un polo all'altro, ringrazio tutti gli dei per la mia anima indomabile. Nella morsa delle circostanze, non ho indietreggiato, né ho pianto. Sotto i colpi d'ascia della sorte, il mio capo sanguina, ma non si china. Più in là, questo luogo di rabbia e lacrime incombe, ma l'orrore dell'ombra, e la minaccia degli anni non mi trova, e non mi troverà, spaventato. Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la pergamena, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima" William Ernest Henley
Per Nelson Mandela poche parole. Lui è e rimarrà per sempre una delle persone a cui intendo ispirarmi per non cadere mai nell'oblio e buttare via attimi preziosi della mia vita. Rimane il dolore per i 28 anni durante i quali un'anima così pura è stata ingabbiata ingiustamente in pochi metri quadri. Quanti una volta usciti sarebbero riusciti a perdonare? Primo Presidente nero del Sudafrica dopo la fine dell'apartheid, e Premio Nobel per la Pace nel 1993, è un Uomo.

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venerdì 21 novembre 2008

Mauro Corona: writer, sculptor and Italian climber.

"Mio nonno parlava con gli alberi, e li rispettava per l'uso che ne faceva. Mi chiedeva di tenere le mani attorno alla corteccia quando la incideva per fare innesti. Era convinto, e lo sono anch'io, che in quel momento l'albero provava paura, tremava e veniva assalito dalla febbre. Le mie mani strette a lui servivano a rassicurarlo, proteggerlo, aiutarlo a sopportare il dolore che il taglio gli procurava. Fino a pochi anni fa il rapporto tra i boscaioli e alberi era di reciproco rispetto". Tratto da Mauro Corona, Le voci del bosco, Edizioni Bilioteca dell'Immagine
Sciretti Alberto assieme a Mauro Corona sulla palestra per arrampicatori ad Erto il 09/11/2008
"Una betulla, innamorata di un maggiociondolo, attendeva che il vento la piegasse per andarlo a baciare, ma, per quanto il vento soffiasse forte, le mancavano sempre qui pochi centimetri per giungere al bacio agognato. Così, in attesa dell'evento impossibile, la betulla gli parlava senza speranza. Fu il Vajont che li unì. Strappati e trascinati via dall'acqua, si toccarono per un breve istante. Così, prima di morire, anche il maggiociondolo ebbe un po' d'amore, mentre dalla rive sparivano altri alberi e la gente, e la gioia di vivere, e tutto quello che ci aveva fatto sperare in un futuro migliore." Tratto da Mauro Corona, Le voci del bosco, Edizioni Bilioteca dell'Immagine

Primo piano di Mauro Corona , che dice "è sciocco cercare di mascherare il cammino degli anni. L'incidere del tempo cambia il colore alla pelle del maggiociondolo e la abbruttisce, ma lui non se ne rammarica [...] Cambiare la nostra identità per cercarne una di moda che ci appartiene, fa smarrire il senso della vita". Oltre quarant'ani di vita nei boschi e dialoghi con le piante e con la roccia. Durante questo lungo tempo, ha capito, sono parole sue, "che tutto in natura ha un proprio carattere, una personalità, un linguaggio, un destino" e "durante le scalate difficili cominciai a parlare anche alla roccia e le cose andarono meglio".

Sentite questa metafora: "il faggio è la folla, la massa, e la sua giornata è quelle del lavoratore laborioso. La fabbrica funziona perchè ci sono i faggi che avvitano bulloni e svolgono lavori di manovalanza. Senza di loro la catena di montaggio non andrebbe avanti. Nessuna società può vivere e produrre solo con il riservato maggiociondolo, o con l'elegante betulla, o con il duro ma fragile acero. Ci vogliono i tanti faggi che ogni mattina sono lì, a timbrare il cartellino. Certo lui non è un lettore, non va a teatro, il cinema impegnato non lo conosce, ma per il calcio, per la squadra del cuore, è disponibile a tutto. In fabbrica, il lunedì è felice se i suoi hanno vinto e poi un po' di osteria, le carte e la televisione sono il suo mondo. Dei faggi ho grande rispettoperchè, da semplici operai, devono mantenere la famiglia, pagare l'affitto, mandare i figli a scuola. Nella città del bosco sono i manovali che impastano la malta, portano i mattoni e costruiscono le case. Senza di loro i designer, gli ingegneri, i tenici ossia i frassini, i tassi, i maggiociondoli morirebbero di fame. Questi ultimi sono di famiglia privilegiata e quindi mancano di quella manualità che sola permette la sopravvivenza e che sta pericolosamente scomparendo anche nei ceti meno abbienti. Ma, prima o dopo, sarà di nuovo necessario avere manualità e il riappropriarsene costerà assai caro a coloro che allora popoleranno la terra." Mauro Corona in "Le Voci del Bosco"

Ecco i due video forse più belli che ben rappresentano l'alpinista, scultore e scrittore Mauro Corona ( http://www.dispersoneiboschi.it/ ).

Ho incontrato Mauro Corona pochi giorni fa'. Era sulla palestra naturale per arrampicatori di Erto, divenuta proprio famosa grazie allo scrittore, scultore ed alpinista. Quel giorno Mauro era li festante, nonostante la sbronza di vino della sera precedente e nonostante i quasi 60 anni si è arrampicato come un ventenne aprendo la strada ad un suo amico medico (scherzando mi ha detto che lo porta ad allenare perchè in cambio gli prescrive il viagra gratis eh eh che forte mauro). Ha dimostrato di essere l'autore dei suoi libri. Un saggio, temprato dalla montagna, che tanto avrebbe da insegnare ad un mondo di colletti bianchi senza identità che consumano 3 litri di carburante per acquistare un litro di latte e che vomitano cemento ed asfalto, banche e centri congressi, come se questi potessero sfamarci. La metropoli di New York cosa produce veramente? Cosa finisce sulla nostra tavola? Uova di gallina, mais, frumento?....

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Palestra naturale di arrampicata a qualche centinaio di metri dalla Diga del Vajont

Questo è il video che ho fatto su Mauro Corona: sicuramente vista anche la musica in sottofondo risulterà superficiale ai più ed un po' sacrilego ed in constrasto con lo spirito che emana nella valle del vajont; ho preferito un timbro allegro e spensierato perchè Mauro Corona nella sua saggezza e profondità d'animo è una persona che trasmette anche allegria, carisma, spensieratezza, oltre che a riflessioni profonde sulla nostra esistenza, ed è per questo che credo sia amato anche tanto dai giovani. Quindi alti i calici, non ci si piange addosso ma si combatte. La miglior prova di questo è andarlo a trovare a Erto, nella sua bottega..o andando a caso nei boschi limitrofi.

60 years everything is possible. Thanks to Mauro Coronahttp://www.dispersoneiboschi.it the gym Erto became one of the most prestigious for sport climbing in Italy. You can find him frequently to give advice to climbers experts and beginners. Mauro Corona was born in Italy near Trento from a couple of itinerant vendors and as such was born in a cart in 9 august del 1950. Corona is one of the most popular contemporary sculptors wood, known in Europe. Also devotes to climbing (Mauro Corona has opened over 300 climbing routes in the Dolomites) and writing. Many of his novels have been translated into several languages including Chinese. Mauro Corona has a particular relationship with the trees, and often embraces them with warmth and that he was taught since childhood when he went to cut the trees to make firewood. It was a way to reassure the tree and tell him not to worry. The passion for woodworking Mauro Corona has inherited in its valley, among its people. It carved the wood to need, the objects created are sold, will survive with the walking. Huge masses of chips, the unmistakable smell of wood that took shape as the baby Mauro Corona noted that his grandfather partnership with skilled manual created spoons, bowls and many other tools. Switch solitary moments of study and writing in conferences, meetings and events, continues to make wooden figures inspired by the shapes and things that affect thinking during walks in the woods of Val Vajont. It should be running in the mountains and brings children to climb. When set in the evening you can sometimes meet in the tavern that enjoy a good red with friends. Sometimes more than one. Mauro Corona said "The resin is the product of a pain, a tear that seeps from the wounded. Drops gold, yellow like honey, which does not flee away, not run away like water, do not leave the tree. Remain glued to the trunk, for give company, to help him resist, to continue growing. The memories are drops of resin that flow from the wounds of life

60 years everything is possible.

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martedì 7 ottobre 2008

Dal Castello di San Pelagio, noi voliamo su Vienna

Sciretti Alberto in partenza dal Castello di San Pelagio, con un moderno velivolo della nuova flotta Alitalia (ehm in realtà è un idrovolante Grumman HU 16).
Ho visitato il Museo dell'aria che si trova al Castello di San Pelagio a Due Carrare in provincia di Padova; il museo per la verità non ha nessuna pretesa e mi sento di poter dire che è sicuramente più indicato per gite scolastiche e per bambini a cui andrebbe insegnato che la guerra non è bella; dal campo di aviazione di San Pelagio - una frazione dell'attuale comune - partì il 9 agosto 1918 lo storico volo su Vienna di Gabriele D'Annunzio ;
quest'ultimo che aveva partecipato già ad imprese spettacolari quali la "beffa di Buccari" e che parteciperà qualche anno dopo alla storica "presa di Fiume" , firmava le più gioiose imprese belliche dell'età moderna: in questo caso giungere sul cielo nemico della capitale imperiale e lanciare sulle sue strade e sui suoi tetti oltre due quintali di volantini tricolori.
Il testo del manifesto lanciato su Vienna:
"VIENNESI! Imparate a conoscere gli italiani.Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni. VIENNESI! Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l'uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s'è volto contro di voi.Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell'Ucraina: si muore aspettandola. POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati! LUNGA VITA ALLA LIBERTÀ! LUNGA VITA ALL'ITALIA! LUNGA VITA ALL'INTESA!"
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L'impresa si può riassumente leggendo un comunicato ufficiale del Comando Supremo dell'epoca: "Zona di guerra, 9 agosto 1918. Una pattuglia di otto apparecchi nazionali, un biposto e sette monoposti, al comando del maggiore D'Annunzio, ha eseguito stamane un brillante raid su Vienna, compiendo un percorso complessivo di circa 1.000 chilometri, dei quali oltre 800 su territorio nemico. I nostri aerei, partiti alle ore 5:50, dopo aver superato non lievi difficoltà atmosferiche, raggiungevano alle ore 9:20 la città di Vienna, su cui si abbassavano a quota inferiore agli 800 metri, lanciando parecchie migliaia di manifesti. Sulle vie della città era chiaramente visibile l'agglomeramento della popolazione. I nostri apparecchi, che non vennero fatti segno ad alcuna reazione da parte del nemico, al ritorno volarono su Wiener-Neustadt, Graz, Lubiana e Trieste. La pattuglia partì compatta, si mantenne in ordine serrato lungo tutto il percorso e rientrò al campo di aviazione alle 12:40.Manca un solo nostro apparecchio che, per un guasto al motore, sembra sia stato costretto ad atterrare nelle vicinanze di Wiener-Neustadt."

Il lancio dei manifesti su Vienna. In alto a destra è individuabile la cattedrale di santo Stefano

All’esterno, nei giardini, sono stati collocati 7 aerei (Republic RF 84F, Grumman HU-16A ALbatross, Aermacchi MB 308 e MB 326), 2 elicotteri Augusta Bell AB 204 e AB-47J, 5 alianti e motoalianti e 2 missili (Nike Hercules e Nike Ajax).

Subito dopo l'inizio del XX secolo vennero utilizzati dei piccioni con una macchina fotografica attaccata al petto per ottenere fotografie a distanze considerevoli. Questo sistema presentava ovvie imprecisioni e problemi. http://www.nasm.si.edu/exhibitions/lae/script/be_first2.htm#pigeon

Missile terra aria NiKE Hercules che svetta a 8 metri di altezza dalla sua rampa.

video

Sciretti Alberto inseguito da un'oca nel giardino del castello di San Pelagio (PD)

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mercoledì 9 luglio 2008

Sabina Guzzanti, simbolo della resistenza

http://www.sabinaguzzanti.it/

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domenica 6 luglio 2008

Lawrence d'Arabia: la rivolta nel deserto

"La vita in comune ha un senso soltanto se vissuta e amata fino ai suoi estremi. Non esistono alberghi per chi fa la rivolta e neanche dividendi di piacere da saldare. Lo spirito è l'aggregazione, resistere fino alla fine e usare ogni avanzata come base per un'altra avventura, privazioni più forti e dolori più intensi. Appartenere al deserto comporta, l'essere destinati a sostenere una battaglia infinita che non è del mondo, della vita, nè di altro, ma solo della speranza; e il fallimento equivale alla libertà che Dio concede agli uomini" da La Rivolta nel Deserto, di Lawrence d'Arabia.

Petra (da πέτρα, roccia in greco) è una città trogloditica posta a circa 250 km a Sud di Amman, la capitale della Giordania. Le numerose costruzioni dalle facciate tagliate direttamente nella roccia ne fanno un monumento unico, che è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO il 6 dicembre 1985. Anche la zona circostante è stata costituita dal 1993 parco nazionale archeologico. Nel 2007, inoltre, Petra è stata dichiarata una delle cosiddette sette meraviglie del mondo moderno.
Arche de pierre du Djebel Burdah à Wadi Rum, 11 km from Ramm, Al ‘Aqabah (Jordan) da Philippe Stoop
A Bird's Eye View of Hajarh.A beautiful village on the top of the mountains, Yemen.
Thomas E. Lawrence. Photo courtesy of the Imperial War Museum

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Recentemente ho letto di Thomas Edward Lawrence "La rivolta nel deserto" (Revolt in the desert) Newton Compton Editori. (costo 3,90 €), ed ho pensato di riportarne qui alcuni passaggi, se non altro per il fatto che il libro è stato scritto in prima persona proprio da colui che universalmente viene chiamato Lawrence d'Arabia, e cioè il tenente colonnello Thomas Edward Lawrence (Galles, 16 agosto 1888 – Dorset, 19 maggio 1935) che fu un agente segreto, un militare, un archeologo e uno scrittore inglese. Lawrence d'Arabia non volle ricavare diritti d'autore da questo libro che attribuì tutti ad una Fondazione di assitenza a favore degli orfani degli uomini della RAF, degli invalidi e dei mutilati di quest'arma.

Thomas E. Lawrence, che potremo chiamare volgarmente, il Garibaldi della rivolta araba.

Riporto qui di seguito alcuni passi interessanti del libro:

1) "l'immobilismo, in una guerra irregolare, prelude al disastro, ed io credevo che ciò che mancasse fosse una guida: per incendiare il deserto non serviva l'intelligenza, nè il buonsenso, nè la saggezza politica, ma solo la fiamma dell'entusiamo."

2) "Era facile sedersi sul dorso di un cammello senza cadere, ma molto difficile capire la bestia e trarne il massimo in lunghi viaggi senza affaticare nè il cammello nè il cavaliere"

3)"il calore delle pianure avevano aggravato la situazione riempiendomi di vesciche. Anche gli occhi mi facevano male per il bagliore che la sabbia argentea e i ciottoli sfavillanti riverberavano"

4)"gli arabi pensano che sia poco virile portarsi provviste di cibo in un viaggio di soli 160 km"

5)"La sorgente era di proprietà comune e ripartita tra i proprietari terrieri che ne usufruivano per alcuni minuti oppure ore durante la giornata o la settiman, secondo la tradizione. L'acqua era un po' salmastra, come richiedevano le palme più pregiate, ma era potabile nei pozzi privati all'interno dei boschetti dove fluiva con frequenza a un metro e mezzo circa di profondità"

6)"Questo gusto spietato dei turchi nel fare la guerra aveva inorridito gli arabi, per i quali la prima regola era l'inviolabilitàdelle donne, la seconda, che la vita e l'onore di un bambino troppo piccolo per combattere dovevano essere salvaguardati; la terza , che la proprietà troppo grande per essere trasportata non doveva essere danneggiata."

7)"Credevo nel movimento arabo e, prima ancora che arrivassi, ero fiducioso del fatto che attraverso questa rivolta potevamo fare a pezzi i turchi"

Lawrence at Akaba, 1917 © Imperial War Museum. Lawrence non ebbe comandi effettivi, la sua abilità politica e militare fu quella di essere capace di conquistarsi la stima e la fiducia dei suoi superiori e quella dei capi arabi. In verità anche coloro che combatterono con lui, regolari arabi, beduini e soldati britannici, lo ammirarono e lo giudicarono un buon ufficiale e un buon combattente. Divenne beduino tra i beduini, vivendo, mangiando, cavalcano il mehara, combattendo come loro. Egli coniugò il modo tradizionale di combattere delle tribù, a cavallo e sui mehara, con le armi moderne, gli esplosivi, le mitragliatrici, le autoblinde e gli aeroplani.

8)"Lo sheriffo nutriva non solo i soldati ma anche le loro famiglie, pagando due sterline al mese per ogni uomo e quattro per ogni cammello. Nient'altro avrebbe fatto il miracolo di tenere un esercito tribale accampato per cinque mesi interi [...] Uno su dieci degli ottomila uomini di Feisal era un soldato capace di combattere a cavallo di un cammello, gli altri erano uomini delle colline [...] i membri di una tribù stavano alla larga da quelli appartenenti da un'altra [...] La loro istintiva sete di possesso li rendeva particolarmente sensibili ai saccheggi e il depredare treni, assaltare carovane e rubare cammelli li stuzzicava moltissimo. Erano inoltre troppo liberi di tesa per sopportare gli ordini o per combattere in gruppo. Un uomo che sa combattere da solo, di solito, è un cattivo generale e questi uomini non mi sembravano adatti alla disciplina militare"

9)"L'unico aspetto inquitante era che i turchi potessero riuscire a terrorizzare gli arabi con l'artiglieria. Il suono di un cannone spingeva i soldati a cercare riparo. Equiparavano il potere distruttivo di un'arma al rumore che produceva. Non avevano paura dei proiettili e neppure di morire: ma la morte causata da un fuoco di proiettili gli sembrava insopportabile"

10)"All'improvviso Feisal mi chiese se avessi voluto indossare abiti arabi durante la mia permanenza nell'accampamento. Trovavo la cosa conveniente da parte mia, poichè era un abito comodo e adatto alla vita araba che conducevamo"

Lawrence of Arabia

11)"Una delle fatiche del deserto, era la compagnia coatta, in cui ognuno sentiva ciò che veniva detto o vedeva ciò che veniva fatto, giorno dopo giorno. [...] Mi insegnarono, però, che nessuno poteva diventare il loro capo a meno che non si nutrisse con le loro stesse razioni, indossasse i loro abiti, vivesse al loro livello e, nonostante questo, dimostrasse di possedere un contegno più elevato.

12)"Feisal aveva piantato le tende a circa un chilometro e mezzo dal mare [...] ma per noi, gente del nord, era un piacere, la sera, godere della brezza marina che portava con sè il mormorio delle onde, deboli e lontane, simile all'eco del traffico di una strada periferica di Londra"

13)"Poichè a Wejh eravamo soliti accamparci isolati, molto isolati, trascorrevo il mio tempo ad andare e venire dall'accampamento di Feisal alle tende inglesi, dal campo egiziano alla città, dal porto alla stazione radio, marciando tutto il giorno senza sosta su e giù per quei sentieri corallini con i sandali o a piedi nudi, incallendo i piedi e imparando, per gradi, a camminare senza dolore su un terreno tagliente e ardente, e temprando il corpo già ben addestrato, a sforzi maggiori. I poveri arabi si domandavano come mai non avessi un cavallo ed io mi dilungavo in discorsi incomprensibili su come desiderassi rinvigorire il mio corpo oppure confessando che preferivo camminare che cavalcare per risparmiare gli animali"

14)"Avvennero anche degli incidenti. Una volta un gruppo, scherzando dietro la nostra tenda, disinnescò una bomba di aeroplano. Nell'esplosione le loro membra furono sparpagliate in tutto l'accampamento, macchinado le tele con chiazze rosse che subito diventarono marrone scuro e poi scolorirono in beige pallido. Feisal ordinò di cambiare le tende e distruggere quelle macchiate di sangue"

15)"Feisal faceva giurare solennemente i nuovi accoliti sul Corano di aspettare quando lui avesse aspettato, di marciare quando avesse marciato, di non cedere ai turchi, di trattare bene chi parlava arabo e di mettere l'indipendenza al primo posto, prima ancora della vita, della famiglia e dei beni.

16)"Entrò una figura alta e robusta, con una faccia smunta, appassionata e tragica. Era Auda seguito da Mohammed, suo figlio, che aveva l'aspetto di un bambino e infatti aveva solo undici anni.. Feisal balzò in piedi. Auda gli prese la mano e la baciò ed essi si appartarono di un paio di passi e si guardarono: una coppia magnificamente disuguale, esempio di ciò che di meglio ci fosse in Arabia, Feisal il profeta e Auda il guerriero [...]

Auda Abu Tayi.
"Auda era vestito molto semplicemente, alla maniera del nord, con una tunica bianca e un copricapo di mussola rosso. Poteva avere più di cinquant'anni e i suoi capelli erano striati di bianco. Ma era ancora forte e alto, longilineo, asciutto e attivo come un uomo di molti anni più giovane. Il suo volto era magnifico seganto da rughe e cavità. Vi si leggeva il modo in cui la morte in battaglia di Annad, il suo figliolo prediletto, avesse gettato la tragedia su tutta la sua esistenza, ponendofine al sogno di tramandare alle generazioni future la grandezza del nome degli Abu Tayi. [...] Aveva ucciso settantacinque uomini in battaglia, tutti arabi, ma mai aveva provocato la morte fuori da un conflitto. [...] Stava attento a mantenere l'inimicizia con quasi tutte le tribù del deserto, affinchè potesse mantenere un buon motivo per assalirli. Come si conveniva al suo stile da predone, era testardo quanto irascibile [...] Quando si arrabbiava il suo viso si contraeva in una smorfia per poi scoppiare in un accesso di furia incontrollabile che si sedava solo dopo aver ucciso [...] Considerava la vita come una saga [...] Parlava di sè in terza persona ed era così sicuro della sua fama
17) In questo passaggio perdemmo due dei cammelli più deboli. Gli Howeitat li uccisero nel punto stesso in cui si erano accasciati, conficcando un pugnale affilato nella carotide, vicina al petto, mentre il collo veniva tenuto teso girando la testa dell'animale all'indietro, verso la sella. Furono subito fatti a pezzi e suddivisi come carne da mangiare.
18) Erano un esempio del sentimento orientale tra ragazzi che la segregazione delle donne rendeva inevitabile. Queste amicizie spesso portavano a passioni virili di una tale forza e profondità che andava al di là di qualsiasi nostro concetto di carnalità. Innocenti, restavano appassionati e senza vergogna; ma quando entrava l'aspetto sessuale, passavano in uno stato di dare e avere, un legame poco spirituale, simile al matrimonio.
19) Sentimmo il piacevole grido "Amici o nemici?", tipico del deserto quando si'incontrano gli estranei.
20)Facevano degli impacchi con il burro al mio cammello per lenire il prurito che la rogna, propagatasi di recente sul muso, gli procurava. Il massaggio con il burro fece molto bene al mio cammello.
Lawrence of Arabiafrom the archives of the Tank Museum at Bovington
21) A mezzogiorno iniziò a soffiare il khamsin con la forza di un fortunale, talmente arido che le nostre labbra raggrinzite si spaccarono e la pelle del viso si screpolò, mntre le palpebre, divenute granulose, sembravano doversi accorciare denudando i nostri occhi socchiusi. Gli arabi si portarono i turbanti sul naso e tirarono la piega sulla fronte in avanti, a mo' di visiera, lasciando soltanto una stretta e mobile fessura per vedere.
22) l'avara regola del deserto e cioè di essere ospitali per tre giorni 23) La vallata sembrava essere infestata da vipere cornute e vipere soffianti, cobra e serpenti neri. Muoversi di notte era particolarmente pericoloso e alla fine fummo costretti a procedere con i bastoni, battendo sui cespugli laterali ad ogni passo che facevamo a piedi nudi. L'abitudine del serpente, di sdraiarsi accanto a noi, durante la notte, era molto strana; forse cercava calore, sotto e sopra le coperte. Quando ce ne accorgemmo, iniziammo ad alzarci con grande cura e i primi che si mettevano in piedi andavano attorno ai propri compagni con un bastone fino a quando non constatavano l'assenza di pericolo. La nostra compagnia, formata da una cinquantina di uomini, uccideva almeno venti serpenti al giorno e alla fine ci innervosirono a tal punto che i più audaci tra di noi non osavano mettere piede a terra, mentre coloro che, come me, rabbrividivano alla sola vista dei rettili, desideravano con ardore che la nostra permanenza nel Sirhan finisse quanto prima...Sirhan, devoto ai serpenti, prolifico di acqua salata, palme brulle e cespugli che non servivano nè come foraggio nè come combustibile.

24) Faceva terribilmente caldo, molto più di quanto ne avessi soffert oin Arabia, e la preoccupazione e i continui spostamenti ci rendevano la cosa ancora più difficile. Persino alcuni degli umoni più robusti, tra le tribù, crollarono sotto la crudeltà del sole, e strisciarono e dovettero essere portati sotto le rocce per trovare riparo all'ombra. Le taglienti lastre di calcare che sporgevano dai crinali ci tagliavano i piedi e molto prima di sera i più energici tra noi lasciavano impronte rossastre sul terrenoad ogni passo.

Lawrence d'Arabia: un film di David Lean. Con Anthony Quinn, Anthony Quayle, José Ferrer, Peter O'Toole, Claude Rains, Jack Hawkins, Omar Sharif, Alec Guinness, Arthur Kennedy, Donald Wolfit, I.S. Johar, Gamil Ratib, Michel Ray, John Dimech, Zia Mohyeddin. Genere Storico, colore 222 (200) minuti. - Produzione Gran Bretagna 1962.
Il Film "Lawrence d'Arabia" è tra i miei preferiti. Un capolavoro che ancora tiene testa ai kolossal dell’era digitale. In questa scena si descrive una delle sue scene più epiche. Dal libro la Rivolta nel deserto ne riporto il passo: "Tallal aveva visto ciò che noi avevamo visto. Emise un gemito come un animale ferito, poi cavalcò sul terreno elevato e rimase lì da solo con la sua cavalla, rabbrividendo e guardando fisso in direzione dei turchi. Stavo per andargli incontro ma Auda afferrò le mie redini e mi fermò. Lentamente Tallal si tirò il turbante sul volto e a quel punto sembrò improvvisamente riprendere il controllo di se stesso, poichè conficcò gli speroni sui fianchi della cavalla e galoppò avanti, piegandosi e ondeggiando in sella, dritto verso l'unità principale nemica. Fu una lunga cavalcata giù per un declivio dolce che attraversava una cavità. Restammo seduti lì come pietre mentre lui sfrecciava avanti, con lo scalpitio dei suoi zoccoli artificiosamente assordante nelle nostre orecchie, poichè avevano smesso di sparare e i turchi si erano fermati. Entrambi gli eserciti si fermarono ad osservarlo ed egli corse nella sera silenziosa fino a quando non fu a pochi chilometri dal nemico. Poi si alzò sulla sella e gridò il suo urlo di guera Tallal Tallal, per ben due volte con una voce terrorizzante. Immediatamente i fucili e le mitragliatrici turche iniziardono a sparare e lui e la cavalla furono crivellati di colpi e caddero morti sulle lance...Diedi l'ordine di non fare alcun prigioniero, per la prima volta in tutta la guerra."
25) Una carica di cammelli alla velocità di quaranta chilometri all'ora diventava incontrollabile. Gli Howeitat furono impietosi, poichè il massacro delle loro donne il giorno precedente gli aveva improvvisamente rivelato un nuovo terribile aspetto della guerra. Perciò vi furono soltanto sentossanta prigionieri, molti dei quali feriti, e trecento tra vittime e moribondi sparsi per l'aperta vallata.
26) Per un arabo una parte essenziale del trionfo consisteva nell'indossare i vestiti del nemico sconfitto e infatti, il giorno successivo, vedemmo i nostri uomini trasformati, almeno dalla cintola in su, in soldati turchi, ognuno con la divisa militare, poichè si era trattato di un battaglione proveniente dalla madrepatria, molto ben equipaggiato e con uniformi nuove
27) Un proverbio arabo che dice che tutti i pidocchi pensano di essere gazzelle

(Photo by Hulton Archive/Getty Images). Durante gli spostamenti come ebbe a scrivere nel suo libro "La rivolta nel deserto", Lawrence d'Arabia teneva "il turbante sistemandolo anche sotto, a mo' di barba, per respingere il calore che si sollevava a ondate lucenti dal terreno e mi colpiva il volto"

28) All'ombra dei palmeti della costa di 'Aqabah, il termometro aveva segnato cinquanta gradi.
29) Strisciò accanto a me e mi disse, con una voce angosciata: "Signore, sono diventato cieco." Lo feci distendere e vidi che tremava dal freddo, ma tutto ciò che fu in grado di dirmi era che durante la notte, svegliandosi, aveva sentito un forte dolore agli occhi e non aveva visto più. Il riververo del sole li aveva bruciati.
30) Gli arabi mi spiegarono che i turchi avevano gettato i cammelli morti nel laghetto per inquinare l'acqua ma che ormai era passato tanto tempo e l'effetto si era indebolito. Tuttavia eral'unica acqua che potevamo bere prima di Mudowaara, se mai l'avessimo presa, e quindi iniziammo a riempire le nostre ghirbe.
31) I Turchi non facevano prigionieri. Al contrario uccidevano i nemici in maniera atroce e quindi, per pietà finimmo coloro che erano gravemente feriti e che sarebbero stati lasciati sul suolo abbandonato.
32) Ogni volta che passava una pattuglia dovevamo controllare le bestie con molta delicatezza, poichè se una di loro avesse muggito o rantolato avrebbe attirato l'attenzione del nemico.
33) Far saltare i treni era una scienza esatta che richiedeva una preparazione apposita, con un numero sufficiente di persone, con mitragliatrici in posizione.
34) Affamare gli arabi non era una cosa crudele; non sarebbero morti per pochi giorni di digiuno e sapevano lottare bene anche a stomaco vuoto; inoltre, quando le cose si mettevano male, c'erano sempre i cammelli da uccidere e mangiare; gli indiani però, sebbene musulmani, rifiutavano la carne di cammello per principio.
35) Dopo la conquista di 'Aqabah la somma diventò rispettabile: valevo ventimila sterline vivo e diecimila morto.
36) L'azione singola più coraggiosa di tutta la querra araba appartiene a uno degli Ageyl, che per ben due volte, nuotò lungo i condotti d'acqua sotterranei fino a Medina da dove tornò con un rapporto completo della città occupata.
37) Pagavo i miei uomini sei sterline al mese, la paga base dell'esercito per un uomo e il suo cammello. Tutti orgogliosi di stare al mio servizio, dove si sviluppava un professionismo di grande effetto. Si vestivano come un prato di tulipani, con tutti i colori ad eccezione del bianco; poichè quello era il colore che io indossavo abitualmente ed essi non volevano sembrare presuntuosi. Quasi una sessantina morirono al mio serivizo.
38) Tenevo nella bisaccia della sella Morte d'Arthur. Mi sollevava un po' dal disgusto
39) Quando i cammelli maschi tentennavano così significava che sarebbero morti in quel punto, dopo pochi giorni;
40) Come ufficiale inglese, potevo condividere il suo punto di vista, ma la parte araba in me considerava ugualmente importante sia l'agitazione che la battaglia, una per contribuire al successo alleato, l'altra per fondare il rispetto dell'arabo per se stesso, incompleto senza la vittoria.

Il Corpo imperiale a cammello.

The Imperial Camel Corps

was a brigade-sized military formation which fought for the Allies in the Sinai and Palestine Campaign in World War I. Its personnel were infantry mounted on camels for movement across desert.The Corps was founded in January, 1916. It attained its full strength in December that year. In May, 1918 it was reduced in strength to a single battalion. The Corps was formally disbanded in May, 1919. 346 of its personnel were killed in action.

41) Ero famoso per essere l'unico senza barba e io mi distinguevo ancora di più indossando sempre seta pura del tipo più bianco (almeno all'esterno) con un laccio da turbante dorato e rosso della Mecca e un pugnale d'oro.

42) Abdullah restò colpito dal fatto che gli inglesi uccidessero le loro bestie abbandonate, ma io gli feci notare che noi arabi ci uccidevamo a vicenda se feriti mortalmente in battaglia, e Abdullah mi rispose che ci caricavano di tale vergogna per evitare ai feriti altre torture. Credeva che non ci fosse essere vivente che non preferisse una morte lenta nel deserto piuttosto che una fine rapida; infatti, secondo lui, la morte lenta era la più misericordiosa di tutte, poichè l'assenza di speranza evitava l'amarezza di una lotta perduta lasciando la natura dell'uomo libera di comporre se stessa di fronte alla misericordia di Dio.

43) Me ne andai lungo la vallata nel lontano Ain el Essad restando lì, nel mio vecchio nascondiglio sotto le tamerici, dove il vento tra i verdi rami polverosi suonava le stesse melodie generate dagli alberi inglesi.

44) Erano chiari i segni di mentalità rozze in queste città romane di frontiera, Um el Jemal, Um el Surab, Umtayie. Tali edifici incongruenti, in ciò che è, e era stato sempre un deserto, dimostrava la poca intelligenza di chi li costruì, quasi un' affermazione volgare del diritto dell'uomo, del diritto romano, a non cambiare abitudini di vita ovunque si trovasse. Gli edifici all'italiana, pagati tassando le province assoggettate, in questi margini del mondo, rivelavano una cecità prosaica di fronte al carattere fugace della politica.

A proposito dell'affermazione volgare del diritto romano...L’Arco dei Fileni, fatto erigere da Mussolini tra la Tripolitania e la Cirenaica. Per la sua altezza spiccava in lontananza nel deserto. In alto spiccava la scritta “Alme Sol, possis nihil urbe Roma visere maius” “Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”.A fine guerra il re della Libia l’aveva fatta tradurre in arabo. Gheddafi, al potere dopo il colpo di Stato, lo fece radere al suolo.
45) Una Rolls nel deserto valeva più dei rubini e sebbene le guidavamo ormai da più di diciotto mesi, certo non sulle strade liscie intese da chi le aveva fabbricate, ma attraverso i terreni più impervi, a velocità inaudita, giorno e notte, caricate con una tonnellata di merci e quattro o cinque uomini, si trattava del primo cedimento strutturale, su un totale di nove automobili. Grande uomo Rolls e grande anche Royce! Valevano nel deserto centinaia di uomini.
46) L'essenza del deserto è l'individuo che si sposta da solo, figlio della strada, isolato dal mondo come in una tomba.
47) La pesante, permanente ferma acidità del sudore seccato nel cotone, aleggiante su tutto l'esercito arabo e l'odore selvaggio dei soldati inglesi, quell'atmosfera calda d'urina, di uomini ammassati in indumenti di lana: un'acredine pungente, ta togliere il respiro, un odore incessante e fermentato di ammoniaca e nafta.

1919 Painting by Augustus John

Gertrude Margaret Lowthian Bell (il terzo figurante da sinistra) con a fianco (alla sua destra) Winston Churchill, e T. E. Lawrence a Giza durante la Conferenza del Cairo 1921

Gertrude Margaret Lowthian Bell (Washington Hall, 14 luglio 1868 – Baghdad, 12 luglio 1926) è stata un'archeologa, politica, scrittrice e agente segreto britannica. Ebbe un ruolo primario nella creazione dello stato moderno dell'Iraq. Essa svolse un attività segreta di supporto alla rivolta araba durante la prima guerra mondiale - per la quale si è soliti riconoscere principalmente il ruolo di Lawrence d'Arabia - ed al termine del conflitto mondiale contribuì a tracciare i confini del moderno stato iracheno raggruppando i tre vilayet ottomani preesistenti della regione mesopotamica.

Above, Thomas E. Lawrence accompanies Churchill on a mission regarding the creation of new countries in the Middle East after the First World War.

Leonard Woolley (sulla destra) e Thomas E. Lawrence (piú noto come «Lawrence d’Arabia»), posano ai lati di un rilievo a Carchemish (Siria), nel 1912. Lawrence fu un promettente archeologo e la sua tesi di laurea del 1910 (che meritò la lode) la dedicò all'architettura militare medievale, in particolare i castelli dei crociati.

Lawrence, early 1935 © Mrs Hilda Sims. Egli comprende che combattere una guerra tra eserciti regolari, arabi contro turchi, è una scelta perdente e prospetta una guerra di guerriglia nella quale il nemico è più vulnerabile, al fine di sottoporlo ad uno stillicidio di perdite in uomini e materiali, e inchiodare su quel fronte una parte considerevole dell'esercito turco per impedire che queste forze, o a parte di esse, possano essere impiegate congiuntamente con l'armata turca impegnata a contrastare l'offensiva di Allenby.
T E Lawrence, 1931, by Howard Coster © National Portrait Gallery, London
Lawrence of Arabia, otherwise known as Colonel T.E. Lawrence, is seen entering Damascus in an unarmoured wood-body Rolls-Royce 'tender'. During World War I, Lawrence used a fleet of nine Rolls-Royce amoured cars and tenders specially adapted for desert warfare. He claimed "A Rolls in the desert is above rubies".
Lawrence of Arabia, Emir Feisal, Feisal's bodyguards and Arab officials together in 1918. (Australian War Memorial). Di Emir Feisal, Lawrence d'Arabia ebbe a dire sempre nel "La rivolta del deserto": "Filtrando pazientemente il giusto e l'ingiusto, grazie al tatto, alla sua fantastica memoria, guadagnò l'autorità sui nomadi da Medina a Damasco e oltre. Fu riconosciuto come una forza trascendente le tribù, al di là dei diritti di sangue, più grande di tutte le gelosie. Il movimento arabo diventò nazionalistico nel senso più bello del termine, poichè al suo interno tutti gli arabi mirarono ad un unico scopo mettendo da parte gli interessi privati."

Nel 1935 Lawrence viene congedato definitivamente e si ritira a Clouds Hill, presso Bovington, nella contea del Dorset. Già da tempo si incrociano voci e indiscrezioni sulla sua vita privata, sulle sue presunte tendenze omosessuali e masochiste, per lo più collegate a quello che lui stesso evocò nei Sette pilastri come l'"incidente di Deraa" (quando, prigioniero dei turchi, sarebbe rimasto vittima di violenze sessuali). Questo e altri episodi sarebbero avvalorati - anche se i biografi non sempre concordano - da documenti solo di recente resi pubblici dal Public Record Office britannico; fra essi un carteggio composto da diari e lettere consegnato dopo la sua morte alla Bodleaian Library di Oxford dal fratello Arnold. Si è saputo così di rimesse di denaro che Lawrence, per il tramite della RAF, fece a più riprese dal 1924 fino alla morte a favore di diverse persone, fra cui due signore, con una delle quali, un'insegnante di nome Ruby Bryant, si dice avesse contratto matrimonio. Il 13 maggio di quello stesso anno, mentre percorre sulla sua motocicletta Brough Superior una piccola strada di campagna, Lawrence rimane vittima di un incidente, secondo molti non del tutto casuale. Ne uscirà in coma e morirà pochi giorni dopo, il 19 maggio, nella casa di campagna dove abitava.

Lapide commemorativa nel luogo in cui Lawrence ebbe l'incidente mortale sulla sua motocicletta.

T. E. Lawrence in sella alla sua motocicletta

L'allora Emiro Faysal, comandante delle truppe arabe, a un ricevimento da lui organizzato a Versailles durante la Conferenza di Pace di Parigi del 1919. Al centro, da sinistra a destra: Rustem Haydar, Nuri Al Said, l'Emiro, il Capitano Pisani (dietro Faysal) T.E. Lawrence (Lawrence d'Arabia), un ignoto servitore di Faysal e il Capitano Tahsin Qadri. Dell'Emiro Faysal, Lawrence ebbe a scrivere nel suo "La rivolta del Deserto": "La sua natura non era incline alla riflessione poichè opprimeva la sua velocità d'azione. [...] Il suo fascino personale, l'imprudenza, il toccante accenno alla propria fragilità come solo riserbo di un carattere orgoglioso lo facevano un idolo per i suoi seguaci. [...] I suoi uomini mi raccontarono che, dopo un lungo periodo di combattimento, durante il quale dovette sia coprirsi le spalle che comandare la carica, incitandoe controllando i suoi uomini, ebbe un crollo fisico e fu trasportato via dal luogo della vittoria, senza conoscenza e con la bava alla bocca" . "Feisal si sedeva nella tende delle udienze fino a quando aveva ascoltato tutti coloro che chiedevano un incontro. Non vidi mai un arabo andarsene insoddisfatto o ferito: un tributo al suo tatto e alla sua memoria, poichè non lo vidi mai in imbarazzo per aver dimenticato un fatto o per aver confuso una parentela"

La tomba T.E.LAWRENCE con il seguente epitaffio: To the dear memory of T.E.LAWRENCE Fellow of All Souls College OxfordBorn: 16 August 1888Died: 19 May 1935 "The hour is coming, and now is,when the dead shall hear the voice of the SON OF GOD and they that hear shall live."

Yanbu served as a supply and operational base for Arab and British forces fighting the Ottoman Empire during the World War I

Per approfondimenti: 1) http://telawrence.info/telawrenceinfo/index.htm 2) http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=43

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